Pancotto: «Tre sconfitte? Sì
Ma Cantù sta migliorando»

Il tecnico dell’Acqua San Bernardo: «Nelle ultime quattro partite abbiamo giocato alla pari con tutti»

Il momento, alla luce dei risultati più recenti, non è dei migliori in casa Acqua San Bernardo. Le tre sconfitte con Roma, Pistoia e Fortitudo hanno almeno in parte sopito quell’entusiasmo che si era acceso dopo il rotondo successo colto a Cremona. Battute d’arresto che non hanno tuttavia scalfito la corazza di Cesare Pancotto.

Il coach marchigiano mostra - ovviamente soltanto idealmente - i muscoli nel corso dell’intervista che segue, ponendo al bando ogni presunta lacerazione e mostrando un gran carattere. Oltre che dispensando massicce dosi di energia. Prendendo le mosse dalla consapevolezza riguardo ciò che l’attende in questa stagione. Ribadendo il concetto, espresso di nuovo non più tardi di domenica sera, che «so da dove sono partito e soprattutto so dove arrivare. E devo arrivare. Conoscendo gli ostacoli che ci attendono lungo il percorso, i quali però sono gli stessi che sapevamo attenderci all’inizio del nostro cammino».

Lei si è preso pubblicamente e ufficialmente la responsabilità della sconfitta contro la Fortitudo. Ci vuole motivare questo suo gesto?

Innanzitutto, il mio bene si chiama squadra, staff, società e città, naturalmente. E credo occorra sempre elevarne i valori, in tutti i sensi. Il secondo aspetto, che è ancora più importante, è che mi piace unire le persone perché ritengo che lo sport, soprattutto quello di squadra, debba unire.

Fatichiamo a comprendere.

Conoscendo le caratteristiche della mia squadra, che è giovane, so che una sconfitta del genere potrebbe lasciare strascichi e allora credo sia doveroso da parte di un allenatore mettersi davanti a tutti proprio per mantenere quel collegamento che non deve essere interrotto. Perché il campionato non è una partita persa, ma dare continuità a ciò che stai facendo. Dico questo, avendo la consapevolezza di aver fatto un’ottima partita. Per cui nei miei giocatori volevo mantenere l’arrabbiatura e non la frustrazione. Per far questo, ritengo sia giusto fare quello che ho fatto.

Denotando anche coraggio.

Certo ci vuole più coraggio così, a mettersi davanti, piuttosto che aggrapparsi a un tiro libero sbagliato. Credo di aver dato dimostrazione di coraggio, quello stesso coraggio che chiedo ai miei giocatori di portare avanti il gran lavoro che stanno facendo.

Contro la F, soltanto 11 minuti concessi complessivamente a La Torre, Simioni e Rodriguez. Si sta andando verso rotazioni asciugate oppure è stato semplicemente un caso?

Faccio l’allenatore non con l’orologio, ma secondo ciò che vedo in mezzo al campo e considerando il momento che vive la squadra. Sono state fatte delle scelte per quella singola partita. E ciò non preclude niente per il prosieguo.

Burnell utilizzato più minuti da ala piccola è una mossa che ha avuto maggior credito nelle ultime partite. Con discreto profitto. Si sta andando in questa direzione?

Devo fare una riflessione prima di rispondere. La squadra è un qualcosa che deve crescere, dove ci sono ruoli, responsabilità e gerarchie. Un discorso che ho fatto subito in sede di presentazione e a me piace essere coerente. Poi se nella squadra vogliamo sviluppare le capacità e le caratteristiche dei giocatori per poter avere anche altre opzioni, questo è l’elemento su cui stiamo lavorando. Vale a dire ritrovarci con alternative. Stiamo creando degli equilibri in cui ci sia un quintetto in un modo e la possibilità di avere alternative.

Esiste una problematica Clark?

No. Ribadisco che quando mi assumo delle responsabilità lo faccio appunto per tenere tutto insieme perché se metti su un piedistallo oppure alla berlina un giocatore, crei alibi e giustificazioni per gli altri. Io posso vedere gli errori che commette un giocatore e gli errori non li fa solo Clark. Li fanno tutti e 10, compreso l’allenatore. Sulla stessa barca ci sono giocatori che commettono errori e non un colpevole. Nelle mie squadre non esistono colpevoli. Tutti dobbiamo sentirci responsabili di quello che facciamo.

Permetta, ma è Clark in particolare a evidenziare palesi difficoltà.

E noi lo dobbiamo aiutare. E io lo aiuterò tutto la vita, perché Clark è un mio giocatore. Così come sto aiutando tutti gli altri suoi compagni.

Nelle ultime tre partite zero punti: non era forse quello che immaginavate... Anche alla luce del fatto che si trattava di avversarie alla portata.

Perché non mi si dice invece “nelle ultime quattro gare avete giocato alla pari con tutti”. Rispondendo, ho sempre detto che non ci sono partite facili o difficili. Prendo atto che abbiamo accusato tre sconfitte, ma prendo atto altresì di come sono maturate. Perché allora non parliamo dei miglioramenti e delle oggettive positività?

Prego.

La qualità del gioco che sta migliorando perché viene data per scontata? Scorgo miglioramenti sia sul piano individuale con l’acquisizione del ruolo e della responsabilità che ciascuno sta assimilando sia di progressi fatti dalla squadra. Con la qualità del gioco d’attacco che mi sembra un dato palese. Mi aspetto di vedere sempre una difesa che possa continuare a crescere, prima di tutto negando l’area dei tre secondi e poi contrastando i tiri, soprattutto nei momenti in cui la partita si va a decidere.

Come fare per ovviare a questo vostri terzi quarti problematici?

Non concordo con l’uso del termine “problematica”. Se si analizzano i quarti di ciascuna squadra si scopre che ognuna di queste ne ha qualcuno in cui va più o meno bene. Per quello che riguarda il nostro, l’abbiamo intercettato da tempo e ci stiamo lavorando. Può trattarsi, venendo alle cause, che lo sforzo che produciamo all’interno nel primo tempo vada poi a inficiare il buon esito del terzo quarto. Non voglio demonizzarlo il terzo quarto, semmai migliorarlo.

Domenica andrete in casa della capolista Virtus Bologna, dove nessuno vi chiederà di far risultato.

Non aver pressioni può aiutare anche in settimana per procedere al meglio in quella sorta di moral suasion che eserciterà nei confronti del gruppo al fine di fargli prendere maggior fiducia in se stesso?

A ogni partita devi chiedere il massimo, non solo in termini di risultato ma anche di continuità perché non puoi delegare a certe partite l’idea che le puoi vincere e ad altre che le perderai. Soprattutto, non puoi dire alla squadra “vabbé questa è fuori portata”. Ogni volta che scende in campo, la squadra deve essere consapevole che la continuità deve essere l’obiettivo. E dovremo giocare con grandi stimoli e con grande ardore.

Ritiene che le concorrenti dirette per la salvezza siano ormai delineate e definite, con riferimento specifico a Pesaro, Pistoia e Trieste?

È un campionato talmente difficile che azzardare dei pronostici francamente non me la sento. Noi sappiamo che dovremo puntare a salvarci, indipendentemente dal realizzare con quali rivali dovremo giocarcela. Stop.

C’è una squadra che più la sta sorprendendo positivamente

Direi la Virtus Bologna perché mi sembra stia dando segnali importanti. Intanto in campionato dove è al comando con un percorso netto e poi in coppa dove si è già qualificata per la fase successiva con largo anticipo. Mi piace rilevare la continuità con cui la Virtus si sta proponendo.

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