Procida titolare di Cantù
«Che botta di adrenalina»

Si confessa il talento del 2002 subito in campo a Bologna

Domenica notte ho dormito pochissimo. Troppo forte ancora, infatti, la botta di adrenalina di qualche ora prima». Gabriele Procida ammette di aver fatto fatica a chiudere occhio al rientro dalla trasferta di Bologna. Dove la S.Bernardo ha rimediato una pesante sconfitta alla quale il giovanotto presterà certamente attenzione prendendola seriamente in considerazione nei suoi risvolti, ma ciò che lui soprattutto ricorderà della Virtus Segrafredo Arena è la circostanza di essere partito in quintetto.

Sì, un classe 2002 - la maggiore età risale al giugno scorso - che in occasione della ripartenza del campionato viene fatto accomodare in campo tra i primi cinque che iniziano la partita. «Il coach me l’ha comunicato ufficialmente nello spogliatoio nella riunione prepartita - confida Procida - ma se devo essere sincero un po’ me l’ero immaginato perché nei cinque-contro-cinque in allenamento nel corso della settimana ero sempre stato inserito nel quintetto titolare. Così mi ero detto: “stai a vedere che magari...”».

E il magari è divenuto realtà poco prima delle 19 di domenica. «Ho cercato di non abbandonarmi all’emozione, provando a restare molto concentrato senza lasciarmi assalire dalla pressione. Credo di esserci riuscito, anche se avrei potuto far meglio in partita. Soprattutto al tiro, dove non ho avuto percentuali sufficienti (1/7 da 3, ndr). Così, visto che non facevo canestro, ho provato a dare una mano ai compagni in difesa e a rimbalzo». Gabriele ne ha arpionati ben 8 in 24’.

A proposito, è rimasto in campo più di cinque dei sei americani (e il sesto, Thomas, ha avuto i suoi stessi minuti) e più di lui il parquet della Fiera l’ha frequentato soltanto Pecchia (27’). «Riguardando la partita - commenta - mi sono reso conto che avrei dovuto attaccare di più il ferro, anche perché l’uno-contro-uno appartiene al mio bagaglio tecnico». A proposito di quest’ultimo, com’è affrontare un “mago” come Teodosic? «Mi ha colpito la facilità con cui riesce a far tutto. Non va per nulla veloce, ma con il suo ritmo tira, passa e fa ciò che vuole. Mi è anche capitato di marcarlo e ho provato a ricorrere a qualsiasi mezzo possibile per provare a contenerlo, mettendogli una gran pressione. Ma è tutto vano».

Che impressione le ha fatto Bologna? «Di una squadra che renderà dura la vita a Milano per lo scudetto. Nella lotta per il tricolore la Virtus potrà sicuramente dire la sua».

Domenica vi aspetta Pesaro, avversaria certo meno qualificata di quella che avete appena affrontato. «Dovremo limitare il numero di errori commessi contro Bologna, partendo soprattutto dalla difesa. Perché è poi da lì che si sviluppa in genere un buon attacco».

Una curiosità: da bravo ragazzo, l’aveva anticipato a mamma e papà che in settimana aveva la sensazione di poter partire in quintetto? «Per carità! Era una mia suggestione e nulla più. Così l’hanno scoperto nella diretta streaming e credo siano rimasti a bocca aperta».

E adesso? «E adesso che? Si va in palestra come ogni giorno e si lavora ancor più alacremente».

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