Ritrovati i punti cardine
Adesso è un’altra Cantù

Il rientro di Smith e la brillantezza di Leunen: grazie ai suoi leader la S. Bernardo vola

Cantù riabbraccia Smith e contestualmente ritrova quel successo in trasferta che si lasciava desiderare da oltre un paio di mesi, più precisamente da quell’11 ottobre in cui la S.Bernardo passò con autorità a Masnago nel derby contro Varese. Detta così è sin troppo semplice, ma forse non è il caso di farla così facile. O meglio, il rientro di Jaime va considerato in un’accezione più estesa, che riguarda la squadra intera.

Perché con il recupero del proprio play titolare e con l’aggiunta nel frattempo di un ulteriore giocatore quale Bigby-Williams (senza aver almeno per il momento proceduto al raglio di chicchessia), Pancotto si ritrova con tanti uomini a disposizione durante gli allenamenti. E la qualità di questi ultimi, inevitabilmente, si alza. Migliorando ciascuno degli interpreti. Inoltre, ciò consente al coach di poter finalmente schierare tutti quei quintetti che poi intenderà utilizzare in partita.

Ciò premesso, è chiaro che avercelo o meno uno come Smith cambia e di molto la vita dell’allenatore e dei compagni e non solo per via del fatto che il sistema di gioco era stato pensato e studiato perché lui fosse tra i protagonisti.

Ma anche perché intanto dà quelle geometrie che nessun altro nel ruolo con questa maglia riesce a fare, poi perché sa come comportarsi nelle situazioni in cui la squadra va sotto pressione e infine perché ti permette di arrivare a fine gara potendo ancora disporre di diverse opzioni.

Per dire, Johnson nel match precedente contro Brescia era stato costretto a sciropparsi 43 minuti - peccando così di lucidità - perché le alternative erano quelle che erano. Inoltre, Smith regala sicurezza ai compagni, perché al pari di Leunen è un chiaro punto di riferimento. A proposito di “Martino”, nelle sfide più recenti il suo contributo è stato preziosissimo e questo perché ora è a posto fisicamente.

Un processo di crescita, quest’ultimo, che era stato minato dapprima dal Covid e successivamente - proprio quando stava entrando in forma - dall'infortunio al polpaccio che l’aveva costretto a rifermarsi. Contro Reggio, Maarty è rimasto sul legno per 35 minuti, forse un tantino eccessivi, anche se una trentina potrebbe comunque reggerli perché ha un’esperienza tale che gli permette di gestire i momenti della partita. Conosce il gioco come pochi e i suoi tempi se li trova durante la partita stessa. Al cospetto della Reggiana, i minuti che Leunen ha trascorso in panchina sono stati riservati sul parquet a Bayehe.

È la prima volta in maglia brianzola che l’italo-camerunese ha interpretato il ruolo di ala forte, anche perché il turnover tra gli stranieri ha visto il sacrificio di Thomas, il “4” che addirittura partiva titolare, ma che allo stato, nel caso si procedesse a un taglio, parrebbe il principale indiziato.

L’impressione, tuttavia, è che in questo ruolo possa talvolta tornare utile anche La Torre (n.e. il capitano a Casalecchio di Reno), al cospetto di alcune tipologie di “4” avversari. In particolare quando la squadra rivale si schiera con un quintetto piccolo.

Un’ulteriore considerazione. Dopo l’arrivo di Bigby-Williams, è cresciuta la “presenza” non soltanto scenica, di Kennedy, come se il centro titolare della S. Bernardo avesse sentito un po’ di sana e positiva competizione interna.

La verità è che nei momenti di vuoto che hanno sempre caratterizzato le sue performance, ora il buon Sha’markus - avendo un’alternativa molto più credibile - viene richiamato in panchina e non più costretto a restare in campo. In questo modo i suoi frequenti alti e bassi risultano meno evidenti, con la soglia d’attenzione che si è alzata e di parecchio.

Quanto al “collega” di ruolo, pur dovendo ancora comprendere la realtà in cui è sopraggiunto e affinare il suo processo di integrazione, l’inglese sembra intanto aver dato una dimensione diversa all’interpretazione del ruolo. Blocca meglio sulla palla, è più bravo in difesa sul lato debole in occasione dei pick’n’roll ed è più rollatore. Insomma, due scenari differenti a seconda che sia impiegato l’uno o l’altro dei pivot.

A tutto vantaggio, ovviamente, della squadra.

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