Sodini e l’affetto di Capo d’Orlando
Quanti bei ricordi per lui in Sicilia

«È chiaro che 3 anni di vita non si cancellano in un istante, il mio affetto per Capo si è radicato nel tempo grazie alla gente al calore delle persone»

Nemici mai, avversari solo per 40’ che il 48enne coach viareggino si augura siano gli ultimi contro la sua ex più ex avendo come unico obiettivo dichiarato ai quattro venti in estate di far tornare la sua Cantù al piano di sopra dove una piazza storica deve assolutamente stare.

Un obiettivo che Sodini avrebbe centrato al primo colpo anche nella sua Capo se nel 2019 non fossero stati cambiati i regolamenti in corso d’opera per danneggiare una squadra da 19 vittorie di fila favorendo Roma.

In riva al Tirreno meridionale il filosofo della panchina (magistrali le sue conferenze stampa pregara ante pandemia) ha trascorso tre stagioni alterne, esaltante la prima dove solo uno scippo in regular season e Treviso nella finale playoff impedirono il capolavoro griffato Triche-Parks, sofferta la seconda, divertente l’ultima con la coppia di Usa Floyd-Johnson che aveva riacceso il PalaFantozzi.

«Mi ha fatto effetto andare a destra uscendo dagli spogliatoi e non trovare Venza e Sussi - spiega Sodini che per il suo ritorno non ha ritrovato nemmeno patron Sindoni, all’estero per lavoro - È chiaro che 3 anni di vita non si cancellano in un istante, il mio affetto per Capo si è radicato nel tempo grazie alla gente al calore delle persone soprattutto, alla comprensione per tutto quello che è stato fatto sul piano sportivo. Ho ricevuto un’accoglienza decisamente inaspettata. Sono stato coccolato da tutti, mia figlia è nata qui (all’ospedale di Patti, nda)».

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