Stefanelli al top
«Ma qui tutti leader»

«Ci sono tanti giocatori forti, la chiave è avere, singolarmente, un grande impatto sulla partita»

Cantù sdogana il concetto di “responsabilità distribuite”. Perché anche chi era abituato a fare il bello e il cattivo tempo, ora deve adeguarsi a una nuova filosofia. Come, per esempio, Francesco Stefanelli, tra i più positivi nella sfida contro Torino. A Rieti, l’anno scorso, era uno dei leader. Uno di quelli a cui si dava la palla e poi “pensaci tu”, con 16 punti di media a partita.

A Cantù, il suo ruolo, come quello di tanti altri, sarà un po’ diverso. Intanto contro Torino si è visto il primo vero Stefanelli della stagione: 15 punti in 14 minuti, una prestazione tutta sostanza che l’ha messo di prepotenza tra i migliori del match. Le sue medie finora? Dopo tre partite, 10.3 punti in 17.7 minuti, questa settimana il giocatore sta convivendo con una botta al dito rimediata contro Torino. Ma ci sarà.

Domenica arriva una sfida non semplice a Casale per continuare la striscia positiva in campionato: «Sarà un’altra prova complicata, vincere fuori non è mai facile. Vincere sarebbe un passo importante per incamminarci su una serie già consistente. Perché in una squadra che punta in alto, va anche costruita l’abitudine a vincere. Ed è molto più difficile di quanto non si pensi. Il nostro impatto è stato positivo, alla luce di due impegni non semplici come Pistoia e Torino. Io? Il mio ruolo è cambiato, per certi versi è più difficile».

Sicuramente diverso rispetto al passato. Nella nuova Cantù, infatti, le responsabilità sembrano essere condivise su tutto il roster: «Ci sono tanti giocatori forti, la chiave è avere, singolarmente, un grande impatto sulla partita. A Rieti giocavo tanto e con ruolo preciso, ora è diverso perché sono chiamato, io come tutti i compagni, a dare tutto in un tempo più contenuto. Non so se farò ancora 16 punti di media come l’anno scorso: la filosofia è che la responsabilità non conta per quanto ce l’hai, ma conta quando ce l’hai. È fondamentale arrivare a vincere grazie al contributo che ognuno può dare. È complicato, pochi sono abituati a un ruolo così, ma è quello che serve per vincere».

Ma servono anche giocatori importanti e decisivi. Come Stefanelli e americani in grado di fare la differenza. Come quelli di Cantù: «Per la mia esperienza in A2, ho spesso giocato con un esterno e un lungo americani. Loro sono diversi, ma sono di categoria superiore per fisicità e capacità tecniche e umane. Hanno talento, si prendono responsabilità. È dura per noi, per loro ancora di più perché sono catapultati in nuova realtà».

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