Tre anni di nuova Cantù
Regalo: la sede in città

Mauri: «Una bella notizia. Siamo pronti a riportare la sede del club in città, grazie anche a Cantù Next. Accadrà da qui alla fine della stagione»

Come impongono le buone maniere, sarà lui a presentarsi con il regalo. D’altronde, domani saranno tre anni dall’acquisto, da parte di Tic, della Pallacanestro Cantù e lui, Andrea Mauri, consigliere delegato del club e ad di Cantù Next, non si presenterà all’assemblea dei soci della compagine d’azionariato popolare a mani vuote.

Già fatto il pacchettino?

Tutto pronto.

Quindi quando il presidente Angeli Passeri e i soci lo scarteranno cosa troveranno dentro?

Una bella notizia. Siamo pronti a riportare la sede del club in città, grazie anche a Cantù Next. Accadrà da qui alla fine della stagione, abbiano identificato il luogo e siamo messi bene. Un paio di mesi e annunceremo dove. Adesso mi premeva dirlo in concomitanza di una data, quella del 18 febbraio, molto importante per noi tifosi della Pallacanestro.

Tornare a Cantù cosa significa?

Da parte nostra, l’implementazione della struttura di entrambe le società e l’esigenza di avere nuovi spazi in città, in una soluzione comoda anche per i tifosi.

Quindi l’addio a Cermenate, che ormai era casa vostra in tutti i sensi...

Ci tengo, sia a livello personale sia a nome di Pallacanestro Cantù e Cantù Next, a ringraziare di cuore Natale Verga, che ci ha sempre ospitati in quella che è casa sua. È accaduto nei momenti di difficoltà, ma anche in tutti e questi tre anni di rinascita. Continuamente sotto il tetto messo a disposizione da Natale, gesto che non va dimenticato.

A proposito di questi tre anni che si celebreranno domani, cosa le viene in mente?

Tante cose. Davvero. Con qualche giorno di anticipo, partendo proprio dal primo triennio di Tic, andiamo incontro alla chiusura del piano industriale che con Angelo Zomegnan presentammo ad aprile 2019 al Golf di Monticello.

Fiore all’occhiello di quell’operazione, il salvataggio del club?

Sì, ma non solo. Possiamo con orgoglio dire di avere centrato tutti gli obiettivi extracampo. A cominciare dalla ristrutturazione completa del debito a luglio scorso. Per passare dal completamento della struttura societaria di questi anni e finire con il modello organizzativo secondo i dettami della legge 231, che ci concede ulteriori standard qualitativi grazie al codice etico e all’organismo di vigilanza.

E, guardandosi in giro, non solo: potremmo anche dire che sono cresciuti gli amici...

Eccome, visto che in tre anni siamo passati da quella decina di sponsor che aveva scelto di affiancarci per il dopo Gerasimenko ai quasi cento attuali.

L’avrebbe mai detto?

Detto no, sperato in fondo sì. Non me l’aspettavo, ma siamo sempre cresciuti, sia come numero sia come presenza degli stessi partner che già c’erano. Significa che il progetto piace e coinvolge. E l’interesse rimasto anche dopo la pandemia e il peggior momento sportivo, vuol dire che siamo riusciti a mettere a terra un piano a lunga gittata.

A proposito di peggior momento sportivo, come ha vissuto la retrocessione dello scorsa estate?

È stata senza dubbio la cosa più dolorosa, perché - inutile nasconderlo - tutto il lavoro si fa in funzione del destino della Pallacanestro Cantù. Una ferita ancora aperta.

E che tre anni sono stati?

Difficili, sicuramente. Lo spettro che ci siamo trovati davanti era quella di rischiare di chiudere tutto. Invece, siamo riusciti a salvare il club. Poi è arrivata la pandemia, e lì siamo stati davvero bravi a farla influire poco. È stato un bellissimo percorso societario, innanzitutto. In anni davvero terribili.

Ora è il momento di guardare avanti...

Cosa faremo? Per cominciare, ad aprile annunceremo il nuovo piano industriale biennale.

Ecco perché non ci ha detto dove porterete la sede, allora...

Una qualche sorpresa ancora da annunciare spero me la concediate.

Accordato, ma perché piano industriale “solo” di due anni?

Biennio 2022/24 vuol dire, ci auguriamo tutti, arrivare al nuovo palasport. Ovvero l’obiettivo che abbiamo a cuore.

Cosa dovremo aspettarci in questo periodo?

Dal punto di vista del club, nel nuovo biennio finalmente ci sarà da pensare solo al campo, sistemate le cose e completata una struttura all’altezza. Mettendo lì tutte le risorse.

E a livello di Cantù Next?

Stiamo sempre più sviluppando il modello organizzativo. Con Bennet, Nessi&Majocchi e Consonni Strade costituiremo una società di progetto che, in caso di aggiudicazione del bando, si occuperà dello sviluppo del progetto stesso.

A quel punto le toccherà farsi in tre, allora.

Abbiamo davanti a noi due impegni da seguire con la massima attenzione. E lo faremo grazie alle strutture di Pallacanestro Cantù, Cantù Next e della nuova società. Mettendo le basi per uno sviluppo sempre maggiore. Lascerò, piano piano, la parte amministrativa/quotidiana per occuparmi appunto dello sviluppo dei nuovi progetti. Ma manterrò la costruzione del budget dei ricavi, implementando le sinergie che iniziano e continuano ad attivarsi. Una sorta di trait d’union tra quel che già esiste, quello che nascerà e Asm Global. Non dimentichiamoci che l’obiettivo principale rimane portare competitività sportiva alla Pallacanestro Cantù.

Con il palasport come stella polare?

Direi che sono due le stelle polari e che il traguardo è riuscire a farle splendere con la stessa intensità. Ovvero mai più Pallacanestro Cantù a Desio, ma in un palazzo nostro dove lo spettacolo sia sempre e solo di alto livello.

Domani all’assemblea di Tic cosa

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