Un Di Giuliomaria tira l’altro
C’è Jona: «Pensi a crescere»

Domenica l’esordio in panchina con la serie A per il primogenito dell’ex golden boy del movimento

Il Principe e il principino. L’ex golden boy della pallacanestro italiana e il primogenito di tre figli (l’unico però a seguirlo nella passione per la palla a spicchi). È tornato a comparire il nome di Di Giuliomaria sui tabelloni di una partita di serie A. Non più Christian, ma Jona, 17 anni, cresciuto a pane e basket («a due anni stava già aggrappato alla panchina di Roseto», dice il padre). Che domenica è stato aggregato all’Acqua San Bernardo nella sfida con Trento.

Roba da far venire i brividi a qualsiasi papà, figurarsi a uno che di questo mondo ne ha fatto una ragione di vita. «Emozione? Poca, quasi zero». E il romano di Cantù, ovvero Christian, spiazza subito tutti. Salvo poi precisare. «Mi spiego - aggiunge -. Analizzo la cosa e mi accorgo che la scelta è stata dettata principalmente dall’assenza di Gabriele (Procida, ndr). Sono felice, ed è chiaro che sia così, ma anche conscio del fatto che per meritarsi quel giro là Jona debba continuare a lavorare forte, come sta facendo, a crescere e a dimostrare di poterci stare. Comunque è bello».

Ma la scorza del duro, poco a poco, si sfalda. E finalmente esce il tenerone che c’è in lui. «Per ora - continua “Di Giulio” - è stato molto più emozionante vederlo protagonista alle finali nazionali o per come è uscito dal suo problema fisico. Tempo per provare ad arrivare in alto ce n’è, anche se il basket è cambiato tantissimo rispetto ai miei tempi».

Di certo, a far piacere, è stata la reazione del ragazzo. Il senior conferma. «Chiaro - continua Di Giuliomaria - che per lui sia stata una cosa bellissima, così come era accaduto nel torneo precampionato. “Mazza, papà, che bello e che emozione”, mi ha detto. Ed è logico che sia così. Ma è anche il tempo di pensare a tornare a lavorare con costanza e umiltà».

Christian non spinge sull’acceleratore («provate a fare un giro a casa mia, non c’è nulla che riconduca alla pallacanestro e alla mia carriera») con un credo sportivo e umano per ora ben preciso. «Tre i punti delle tavole della mia legge - spiega -. Primo, la scuola. Perché di basket, di questo basket, non si vive più, a meno che tu non sia tra i primi dieci in Italia, e quindi sotto per prepararsi il domani, qualsiasi siano destino e scelte. Secondo, un’ottima stagione con quelli dell’annata 2002 e Under 18. Terzo, sempre più minuti e consapevolezza nel campionato di C Gold, che ora è il suo di riferimento. Poi penseremo a crescere un passo alla volta».

Come? Di Giuliomaria senior prova a spiegarsi «Difficile ipotizzarlo ora - dice -, perché tutto può succedere, anche da un giorno con l’altro, ma per lui vedo un’esperienza, magari in B, a breve e dove poter maturare. Per poi pensare un giorno, finalmente, di poterci stare con quelli della serie A, nei 10 e non più nei 12 per giocarsi i suoi minuti e le sue carte. Intanto anche quest’anno abbiamo scelto Cantù perché ci sono tutte le condizioni ideali - ambientali, scolastiche e sportive - per lavorare bene».

Di certo l’esperienza 2019/20 conterà, e non poco. «Assolutamente sì - continua Di Giuliomaria -: questo rafforzato binomio Pallacanestro Cantù-Pgc permetterà a Jona e a tutti gli altri del vivaio di andare sempre più spesso ad allenarsi con la serie A, aumentando il bagaglio di esperienza. Già adesso, potersi confrontare con gente come Collins e Pecchia, ad esempio, non può che rappresentare una grande opportunità tecnica e umana».

© RIPRODUZIONE RISERVATA