
(Foto di Foto di Andrea Butti)
Il direttore generale di Acqua S. Bernardo punta deciso all’obiettivo per la squadra, i tifosi, la città «mettendo in campo tutte le energie a disposizione»
Edoardo Ceriani
Stavolta niente proclami. Lo pensa, e lo dice, anche lui. «Ma non esiste che non si facciano le cose per tornare in serie A». Ed è perentorio, come forse lo è stato poche volte quando si è approcciato alle cose della Pallacanestro Cantù.
Antonio Biella, direttore generale di Acqua S. Bernardo, quindi sponsor biancoblù, ma anche membro del consiglio di amministrazione del club, ha le idee chiare più che mai. E la voglia, sempre intatta, di tornare a gioire con questa squadre e per i suoi colori e la sua gente.
L’A2 è un campionato difficile, ma bello e competitivo. Che si può perdere con chiunque e che non è mai facile vincere.
All’insegna della positività, direi. La società ha investito molto e cambiato qualcosina, pur confermando una buona parte di squadra. Ma soprattutto è arrivato un allenatore, Romeo Sacchetti, che definire di prestigio mi sembra un po’ limitativo.
Quindi, per noi come per la tifoseria, è questo un periodo di grandi aspettative. Da parte nostra, c’è la convinzione di stare facendo di tutto dopo il mancato raggiungimento della promozione. Mettendo in campo tutte le energie a disposizione.
Si può però, come ha detto il presidente Roberto Allievi, non fare proclami. E io sono totalmente d’accordo. Ma l’obiettivo deve essere ben chiaro. E noi siamo ambiziosi, lo sanno tutti. Non voglio chiaramente mettere la croce addosso a Marco Sodini per le uscite dell’estate scorsa: quello era un momento storico particolare, bisognava scuotere l’ambiente e far tornare la voglia ai tifosi di seguire la squadra al palazzetto. E quindi ci stava un discorso come questo.
La società ha investito molto e cambiato qualcosina, pur confermando una buona parte di squadra. Ma soprattutto è arrivato un allenatore, Romeo Sacchetti, che definire di prestigio mi sembra un po’ limitativo.
Certe volte, lo so, alcune affermazioni si rivelano un boomerang. Ma parliamoci chiaro e guardiamoci negli occhi: come fa a non avere grandi ambizioni un club che ingaggia l’ex ct della Nazionale?
Che l’A2 è un campionato difficile, ma bello e competitivo. Che si può perdere con chiunque e che non è mai facile vincere. Perché ciò avvenga, e cioè vincere, servono energia e voglia. Condizioni che non ho visto in quella sfida decisiva a Scafati e situazioni che non mi sarei mai aspettato dopo le due precedenti e ottime gare casalinghe prima.
Per affermarsi ci vogliono forza, coraggio, bravura, un po’ di fortuna e tanta personalità. Ecco, forse nel momento decisivo siamo stati carenti in questo. Ed è anche un’autoaccusa. Soprattutto non intendo sminuire i meriti di Scafati.
Diciamo che stavolta mi sono molto concentrato sulle trasferte, essendoci praticamente sempre in casa. Non posso e non potrò farle tutte, sennò rischio di divorziare… Ma io ci credo, ci credo molto. E in A2 la squadra va ancora più sostenuta. Quando posso, ci sarà. Per me è fondamentale.
Ci sono. Ci sono, tranquilli. Anzi, credo che si possa tranquillamente affermare che S. Bernardo sarò il main sponsor anche in questa stagione. Io il mio discorso era riferito al fatto che, da parte nostra ci fosse la disponibilità a fare un passo di lato, pur rimanendo, in un presenza di un abbinamento più remunerativo per la società. Ma mi sa che questo si potrà realizzare solo in presenza della serie A, quindi andiamo avanti con tanta voglia e forza.
Sono un romantico, lo ammetto. Per fortuna non tocca a me fare la squadra, sennò terrei sempre tutti tranne quelli che mi deludono. E l’anno scorso qualcuno mi ha deluso, lo devo ammettere, anche nel finale di stagione. Io sono per le bandiere, da sempre. Perché sono cresciuto con uno sport fatto di bandiere. Una cosa del cuore che, essendo tale, non si può controllare. Detto questo, sono completamente d’accordo con tutte le ultime decisioni prese dal cda.
Guardiamo avanti e seguiamo la nuova direzione.
Quando mi avevano detto della pista che stavamo seguendo, sono rimasto molto colpito. Avevo già avuto modo di conoscerlo, nella stagione in cui siamo stati l’acqua ufficiale della Fortitudo e lui allenava lì. Gli avevo stretto la mano come si fa con un monumento dello sport e mi ero pure fatto fare una foto…
“Romeo Sacchetti che scende dal piedistallo e scende da noi in A2”. Ecco la mia reazione, stupita ma molto molto felice. Lui ci porta anche immagine e me ne sono accorto dai messaggi che ho ricevuto dopo l’annuncio. È un personaggio enorme, al di là del fisico imponente. Uno alla Mourinho per fare una paragone con il calcio. Grande il manager Santoro a prenderlo e grande la società a fare l’operazione.
Ottimo direi. Sono legato a tutti gli allenatori che si sono alternati da quando sono main sponsor. Sodini, con Pancotto ci sentiamo ancora ogni tanto, Brienza e pure con Pashutin, che ci traghettò nel momento più complicato. Adesso sono pronto a legare con Sacchetti.
Lui e la sua famiglia rappresentano il sogno di ogni tifoso canturino. Se tutto questo esiste, se tutta Italia, ma non solo, conosce la potenza del cuore biancoblù, il merito è anche suo. Per me è un oracolo, un semi dio, un riferimento. Così come lo è per tutto il movimento cestistico italiano. E quando vedo che tutti si rivolgono a lui con rispetto e referenza, mi accorgo di quanto sia fortunato a poter lavorare con lui. Un personaggio. Vero e sincero.
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