Anche Tavecchio
preoccupato per i baby

Lunga lettera aperta che il presidente e il direttivo del Comitato Regionale Lombardia hanno scritto per richiamare l’attenzione sullo stop

E i nostri ragazzi? Inizia con questo interrogativo la lunga lettera aperta che il presidente Carlo Tavecchio e il direttivo del Comitato Regionale Lombardia hanno scritto per richiamare l’attenzione sullo stop che da oltre un anno sta interessando il movimento calcistico giovanile. Un blocco dell’attività causato dalla pandemia che, per proteggere tutti, sta minando la salute psico-fisica di migliaia di giovani calciatori.

Nel sottolineare che non sia normale vedere così tanti ragazzi chiusi in casa privati della loro vita sportiva e sociale, e alle prese con gravi mancanze nel percorso di crescita e formazione, Tavecchio scrive e attacca federazione e istituzioni: «Perché la Federazione accetta queste scelte? Scelte fatte dalla politica, una politica che non presenta nemmeno un Ministero dello Sport e che, con il Ministero presente durante la prima parte di questa pandemia, ha pensato solamente a partorire una legge che porterà ulteriori difficoltà alle associazioni e a quel volontariato che permette da sempre ai nostri ragazzi di svolgere la loro attività sportiva in ambienti sani, protetti e organizzati».

Una domanda alla quale lo stesso Comitato Regionale Lombardia risponde, cercando di sintetizzare il proprio pensiero: «Queste norme sono troppo restrittive e forse un po’ cieche verso la generazione dei più giovani, ma sono leggi e vanno rispettate». Viene rimarcato come la Figc non abbia bluffato nel riconoscimento delle categorie di preminente interesse nazionale. Senza esternarlo, il richiamo va ad altre realtà e federazioni sportive che hanno aggirato la norma riportando in campo anche giovani atleti e atlete. Mentre il mondo del calcio dilettantistico si è impegnato per far ripartire le massime categoria regionali (il solo campionato d’Eccellenza maschile in Lombardia), rispettando regole e decreti legge in vigore. «Stiamo lottando e continueremo a farlo per farci ascoltare dalle istituzioni affinché anche i nostri ragazzi possano tornare nei propri centri sportivi a fare sport – si legge in un altro passaggio chiave della lettera-. Siamo certi che i volontari delle nostre associazioni rappresentano una grande garanzia di serietà e sicurezza per loro, più di quanto non possano esserlo dei parchi, senza vigilanza, dove inevitabilmente i ragazzi si rifugiano per cercare la loro libertà».

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