Calcio / Cantù - Mariano
Martedì 12 Maggio 2020
Calcio: l’anno solare?
«Con pausa lunga estiva»
Tiene banco la proposta (fantasiosa?) di Galliani. Banchini: «I tempi si allungano pericolosamente». Gabrielloni: «Non toccateci le ferie d’estate, però...».
Sabato ci eravamo occupati, in maniera anche ironica e leggera, dell’ipotesi di avere un calcio sviluppato su un anno solare, da (più o meno) gennaio a dicembre. Siccome l’ipotesi (seppure molto complicata, ma suggerita, oltre che dalla pandemia, anche dal posizionamento dei Mondiali del Qatar nell’inverno 2022) resta in piedi, abbiamo deciso di fare un step in più. E abbandonando le suggestioni legate alle tradizioni, ci siamo chiesti: ma per gli addetti ai lavori cosa significherebbe? Come vedrebbero questa novità? L’abbiamo chiesto all’allenatore del Como Marco Banchini e all’attaccante azzurro Alessandro Gabrielloni, in rappresentanza del gruppo azzurro.
Banchini, prima ancora di valutare una eventualità del genere, ci tiene a sottolineare un aspetto legato allo stop: «Ripartire sarà dura. Ormai stiamo passando i limiti temporali di qualsiasi stop di routine. Abbiamo smesso fine febbraio e siamo già a due mesi fermi. Se ripartiamo a settembre, e poniamo si lavori a metà luglio, siamo oltre i quattro mesi. Figurarsi se dovessimo aspettare sino a gennaio. La ripartenza sarà delicata, perché ci sarà da gestire il pericolo infortuni e anche una certa disabitudine a gestire l’attrezzo. Pensate alle problematiche che ci sono dopo un lungo infortunio. Le incognite che accompagnano la ripresa di un giocatore che è dovuto rimanere fermo a lungo, cinque-sei mesi. Dobbiamo moltiplicare questo per tutta la rosa e capite che tipo di delicatezza e ci sarà nel lavoro che andremo a fare».
Ma riguardo all’anno solare? «La vedo un po’ problematica. L’attesa sino a gennaio sarebbe devastante. A meno che a settembre non si ricominci per ultimare questo torneo, ma non mi sembra che tiri quell’aria. La problematica più grossa sarebbe l’estate. Giocare a 35 gradi, ma anche ai 28 della sera, sarebbe un problema. In più, almeno per le squadre di serie A, c’è l’esigenza televisiva di frammentare gli orari e non tutti potrebbero giocare di sera. Il calcio, a quelle temperature, diventa un’altra cosa. Dunque ci sarebbe bisogno di una pausa lunga estiva. Due mesi di pausa. Che corrisponderebbe più o meno alla pausa attuale. Ma ci sarebbe il problema di interrompere troppo a lungo il racconto sportivo. Un duello al vertice cosa fai, lo stoppi e lo riprendi due mesi e mezzo dopo? A meno che non si faccia come in Argentina con l’Apertura e la Clausura e il torneo diviso in due». E i ritiri? «Bisognerebbe replicare le condizioni climatiche di quello che si troverà all’inizio del campionato. Un litorale italiano andrebbe bene. Andar a cercare il caldo per poi giocare al freddo potrebbe essere inutile».
Gabrielloni all’inizio la mette sul ridere: «Sono un po’ preoccupato per le ferie estive. Non è che non potremo più andare a fare le vacanze, eh...?». Poi torna serio: «Certo pensare di giocare al caldo, con certe temperature non è tanto immaginabile. Poi ci sono anche giocatori che si esaltano con il caldo, ma non è il mio caso. La temperatura ideale è quella dell’autunno, senza pioggia. In quelle condizioni si vede il miglior calcio. Ritiro al mare oppure in montagna sulla neve? Non scherziamo eh... Sulla neve la vedrei dura!».
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