Dan Twardzik, tre gol
ma non hanno fatto male

Intervista al giovane portiere tedesco del Como che ha esordito ad Avellino

COMO - «Non ho modelli e ho un obiettivo: diventare più forte di mio padre, che è stato portiere in serie B tedesca». Dan Twardzik, portiere del Como ha vent'anni, un sito internet aggiornato (www.dan-twardzik.de) e venerdì ha debuttato ad Avellino, vincendo la concorrenza di Andrea Conti, che fino a quel momento era sempre stato il dodicesimo. E ora, in attesa del ritorno di Marco Giambruno, il portiere titolare, proverà a convincere mister Ramella a confermarlo anche domenica contro il Pavia.
Un debutto che ha sorpreso, visto che fino a venerdì scorso Twardzik non era mai stato in panchina, se non a Lecco in Coppa Italia. Ora racconta il suo debutto in Italia e nel Como, dopo la sua esperienza nelle giovanili del Bayern Monaco. Con l'italiano non se la cava ancora benissimo. Ma in campo sa già dire tutto quel che serve, facendosi capire da tutti i compagni.
Tre gol subìti all'esordio, ma hai ricevuto comunque buoni giudizi. Emozionato?
Ero molto teso prima della partita. Poi, una volta in campo, è passato tutto.
Non è semplice valutare la tua prova. La ripercorriamo?
Penso di essere andato bene nelle uscite, soprattutto nel primo tempo. Il preparatore dei portieri mi ha chiesto di essere "aggressivo", di non avere paura sulle palle alte e credo che, tranne in una occasione, di aver fatto tutto bene. Nel primo tempo infatti non ho preso gol.
Nella ripresa invece ne sono arrivati tre...
Credo di aver sbagliato qualcosa sul primo, sulla punizione del 2-1: sono riuscito solo a sfiorare il pallone perché ero spostato di mezzo metro a destra, dovevo stare più vicino al palo. Il secondo era difficile e forse c'era anche un fuorigioco. Sul terzo era impossibile riuscire a bloccare il cross e difficile intervenire su una rovesciata da otto metri con un uomo completamente libero.
In Italia i portieri non mancano, come sei finito a Como?
In Germania se non sei alto almeno un metro e novanta non sei molto considerato. E io non sono così alto... In Italia è diverso, c'è un'altra filosofia e l'altezza non è determinante. E nel mio curriculum c'è anche qualche presenza nelle nazionali giovanili tedesche.
E del campionato italiano cosa pensi?
La Prima divisione è importante e aiuta i giovani a crescere. Poi seguo molto la serie A: bella, ma molto diversa dalla Bundesliga.
Quanto ha influito nelle tue scelte un papà portiere?
È stato decisivo. Non solo con me, ma anche con i miei fratelli gemelli che giocano nel Celtic Glasgow. Ci segue in tv e su internet. Non voglio imitare nessuno, è proprio mio padre il mio modello e il mio obiettivo: ha giocato nella serie A cecoslovacca e nella B tedesca. Il mio obiettivo è provare a fare meglio di lui.

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Eco di Bergamo Intervista a Dan Twardzik