Alla scoperta di Daniels
«Io qui grazie a 007»

«Como la conoscevo come città. Perché avevo visto un film di James Bond girato qui. Voglio la serie B»

In questo momento Alvin Daniels è uno dei giocatori che stimola di più la fantasia dei tifosi del Como. Forse perché è una delle novità degli ultimi due mesi. Quattro presenze da titolare, più altre dalla panchina, tre punizioni formidabili, un gol contro il Pontedera (con la collaborazione del difensore avversario), soprattutto la sensazione che la sua concretezza sulla fascia possa essere utile nella corsa verso la serie B. Per questo siamo andati a conoscerlo a Bregnano.

Alvin, da oggetto misterioso a elemento importante: ti sarà arrivata la scia di commenti positivi...

Isma (H’Maidat, ndr) mi fa vedere ogni tanto i commenti sui social. Sono contento se qualcuno apprezza. Soprattutto sono contento dei complimenti dei compagni.

Ma che ci fai in Italia? Caso o strategia?

In Italia potevo già venirci qualche anno fa. C’era la possibilità di andare alla Pro Vercelli, venni a parlare qui in Italia, ma non mi convinse tanto l’impianto di gioco, troppo difensivo per le mie caratteristiche. L’idea del Como invece è stata ok, un modulo offensivo perfetto per me.

Insomma, l’Italia nel destino.

Ne ho parlato spesso con amici che conoscono bene l’Italia, tante volte è comparsa l’idea di venire a giocare nel vostro paese, perché è un paese che vive di calcio, con gente amichevole e allegra. Il calcio è uno sport dove riesci se stai bene con la testa, e questo paese mi sembrava l’ideale avere tutto quello che serviva. Poi conoscevo tanto del calcio italiano attraverso la tv.

Tipo?

Il mio idolo era Ronaldo il Fenomeno, per questo sono diventato simpatizzante dell’Inter.

La partita?

La finale di Coppa Uefa contro la Lazio a Parigi, e il famoso doppio passo di Ronie. Guarda caso nell’Inter c’è uno dei giocatori più forti nel mio ruolo, Hakimi.

Ok, ma Como?

Como la conoscevo come città. Perché avevo visto un film di James Bond girato qui, e il posto era veramente fantastico. In più, la prima volta che sono venuto qui per firmare, guardando giù dal ponte dell’autostrada mi sono chiesto se fosse un dipinto, quella città laggiù sullo sfondo. Bellissima. Mi sono anche studiato la storia del club, è stato in serie A. Dunque sarebbe bellissimo se...

Se?

Se conquistassimo la serie B. Noi ci crediamo.

Anche se le energie sono quelle che sono.

Le energie non sono tutto. Ho trovato un gruppo coeso che lavora duro e che crede molto nell’obiettivo. Questo è importante. Sente la responsabilità del ruolo che ha, e questo ci dà energie in più.

La corsa è ancora lunga.

Un mese che può sembrare corto, ma sarà lunghissimo. Credo che l’Alessandria sia la squadra più pericolosa. Ho rispetto anche per Renate e Pro Vecelli, ma l’Alessandria è un pelo più su.

In Italia hanno giocato tanti olandesi.

C’è qualcuno che ti ha ispirato?

I nomi li sapete anche voi, Van Basten, Seedorf... Ma io dico Kluivert, perché è stato il mio allenatore nelle giovanili del Twente e mi ha dato preziosi consigli.

Qual è il tuo obiettivo?

Ho 26 anni, adesso devo dare il meglio prima di essere considerato vecchio. Non nascondo di essere venuto in Italia anche perché qui a 26 anni sei un calciatore ancora giovane, mentre in Olanda c’è una mentalità più orientata verso i giovani. Là a 26 anni rischi di essere considerato vecchio. Comunque il mio obiettivo è salire almeno in B. Credo di avere caratteristiche particolari per il campionato italiano. so fare bene tutta la fascia, e credo di potermi togliere ancora delle soddisfazioni

Come?

Con il lavoro. Un giocatore può avere del talento, ma deve lavorare per migliorare tutte le altre caratteristiche: tiro, colpo di testa, cose così. Io lavoro molto per migliorarmi.

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