Cerri: «Sapevo che stare qui era la scelta giusta»

Intervista «La doppietta è arrivata nel momento perfetto, in cui serviva particolarmente per tutto quello che stiamo vivendo»

La sua prima doppietta con il Como, i suoi primi gol in questa stagione. E una gara sui suoi livelli migliori, anche per difendere una vittoria importantissima. Ritrovare un super Alberto Cerri ha aggiunto valore al successo di sabato con il Benevento. Il gigante biancazzurro, uno dei simboli del Como dell’anno scorso, è una base solidissima da cui ripartire.

Alberto, come va? Che settimana è stata dopo questa doppietta?

È arrivata nel momento perfetto, in cui serviva particolarmente per tutto quello che stiamo vivendo. Una grande soddisfazione, che mi dà ancora più carica.

E un gol particolare, anche. Nel Como siamo abituati a vederti segnare di testa, o su rigore. Quella prima rete, invece, rubando la palla a un avversario e segnando di piede è abbastanza eccezionale nel tuo repertorio.

Sì, diciamo che in una partita ho fatto tutto quello che non avevo fatto in tutto l’anno scorso, a cominciare dalla doppietta. La prima nel Como e spero non l’ultima.

Di tempo in realtà ne hai, hai scelto di restare qui per quattro anni. Una scelta voluta con forza da parte tua. Sinceramente, in questo inizio così difficoltoso, mai avuto qualche leggerissimo dubbio?

No, perché? Quando si sceglie un percorso, un progetto, si sa che non si possono avere certezze assolute. Il calcio è imprevedibile, possono esserci periodi difficili e periodi molto belli. Sono sempre contento e convinto di aver sposato questa causa, di essere stato tra i primi a metterci la faccia. Stando qui l’anno scorso ho capito che il Como poteva valorizzarmi e che io qui posso dare qualcosa di importante. Ringrazio ancora la società che ha creduto di nuovo in me.

Che cosa è successo in questo inizio, e che cosa secondo te potrebbe succedere ora, dopo questa vittoria un poì più convincente di quella precedente?

Abbiamo avuto anche poca fortuna in questo avvio di stagione. Il che non toglie che ci siano state problematiche che ancora stiamo lavorando per risolvere. Dobbiamo aggrapparci al lavoro, agli allenamenti, io personalmente lavoro come un matto.

E la partita di sabato è anche frutto di questo, di un miglioramento della forma?

Sicuramente per uno come me l’aspetto fisico è determinante. Ma quello che è accaduto in queste settimane è frutto, per tutti, di un periodo particolare. Non è semplice dare giustificazioni, anche perché non è sufficiente la condizione di uno solo per cambiare le cose.

Quanto ha inciso, soprattutto per voi dell’anno scorso, la vicenda Gattuso?

Beh, è stata una situazione veramente particolare. Restare senza allenatore per un periodo così lungo è una situazione che non so quante volte possa essere accaduta. Abbiamo sempre lavorato, non è certo un alibi. Però anche inconsciamente ha inciso, c’è poco da dire. Speravamo che tornasse, e nel frattempo cercavamo di fare del nostro meglio. Ma un po’ di serenità ci mancava. Ora con il nuovo mister stiamo ricominciando a mettere a punto diverse cose.

La vittoria con il Benevento è stata una crescita vera?

Mi auguro proprio di sì. La crescita di cui abbiamo bisogno è soprattutto caratteriale, prima ancora che tecnica o tattica.

Adesso un passo avanti bisogna farlo anche in trasferta. Soprattutto ripensando a Modena.

Intanto, bisogna approcciare la gara in maniera molto diversa. Il problema è soprattutto quello, direi solo quello. A Modena l’atteggiamento è stato completamente sbagliato. Andare in campo in un altro modo ti consente comunque di giocarla, poi che si vinca o si perda, ma almeno ce la si gioca.

Vi ha fatto paura scendere all’ultimo posto, vi fa paura in qualche modo la situazione pericolosa di classifica? Può incidere anche questo?

Ma io credo che ci sia bisogno di avere paura, che in certi momenti serva. Poi ovviamente si deve gestirla nel modo giusto. Ma spaventarsi significa anche essere consapevoli del pericolo che si sta correndo, e da qui trarne reazioni positive, trarre energia. Questo perlomeno è il mio atteggiamento, la mia reazione.

Intanto, a proposito, sabato scorso il Benevento ha battuto dieci corner, e non sono stati dieci gol subìti...

Fortunatamente no. È un momento in cui soffriamo un po’ da quel punto di vista, anche questo però è un piccolo passo in avanti.

E dell’attacco, cosa diciamo? A livello di nomi, te compreso, uno dei più forti della categoria. Ma per ora pochi gol. Troppo scarsi i rifornimenti o cos’altro? L’anno scorso, e lo sai meglio di tutti perché gli segnavi, il Como era la squadra con più rigori a favore, in area ci stavate tanto...

È tutto collegato, lo sappiamo. Poi sì, ci sono momenti più favorevoli e fortunati, ma fare gol non dipende solo dal singolo. E se avessimo la risposta giusta probabilmente avremmo già segnato cinque gol a testa. Io però, sinceramente, non cambierei nessun giocatore di questo organico con chiunque di qualsiasi altra nostra avversaria.

La tua ricetta per uscire da questa situazione.

Che ognuno di noi faccia il massimo e si chieda che cosa può fare per la squadra, per aiutarla a vincere. Io mi sento bene nel rapporto con i miei compagni e con l’allenatore, anche quando le prestazioni non sono buone, questo conta. E il lavoro paga sempre, guardando prima di tutto a quello che ognuno di noi può dare, facendolo al meglio.

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