Chajia: «Ho avuto paura, grazie per l’affetto»

Il fenomeno marocchino degli azzurri: «A dicembre ho temuto di non tornare mai più. Che gioia gli applausi»

Un fenomeno. Ci eravamo dimenticati quanto fosse bello avere uno come Moutir Chajia in squadra. Quanto siamo fortunati noi, che possiamo gustarcelo, che possiamo godercelo in uno show, ogni volta che entra in campo. Un funambolo, un mago, un giocoliere. Una fortuna repressa, però, che stava diventando dannazione: un anno e mezzo fuori per infortunio. Tornerà? Sì: Chajia è tornato. Contro la Ternana è stata la partita del suo ritorno alla vita: un assist, una espulsione provocata con una fuga in slalom (punizione da cui è nato il 2-1) e un gol. Ecco cosa vuol dire essere decisivi. E ora scegliete voi: se pensare a cosa sarebbe stato con Chajia in campo sempre, o a cosa sarà il Como con Moutir sano in futuro...

Ciao Moutir. Come va?

Bene, sono felice. Mi sento fuori dal tunnel, anche se lo dico sottovoce. Per scaramanzia...

Ok, ma sei guarito ormai. Sabato una partita pazzesca.

Sì, le cose sono girate bene. L’assist, il fallo, il gol... Bello.

Di te colpisce il fatto che ti sei messo subito a giocare con naturalezza, con giocate rischiose.

Sai cos’è... Che quando vai in campo non ci pensi. In teoria ti verrebbe di essere un po’ più prudente, almeno all’inizio, ma l’adrenalina fa strani scherzi, vai in campo e non senti più nulla, dolorini ecc. Pensi solo a essere decisivo.

Quando ti sei sentito pronto?

Nella partita contro l’Ascoli. Lì mi sono sentito davvero di nuovo bene.

Però Longo non ti fa giocare titolare.

Io non sono attendibile. Dopo l’Ascoli, fosse stato per me, avrei giocato sempre titolare. Ma lui sa cosa deve fare. Vuole giocatori al 100% e ha ragione. Io per la voglia avrei anche giocato 90 minuti, ma lui è giusto che mi gestisca.

Adesso però, con il Cittadella, non può lasciarti fuori...

Dite (ride, ndr)? Ma no, vediamo.

Si dice: con un Chajia così il Como sarebbe andato ai playoff...

Facile dirlo. Ma non ne sei sicuro. Chi lo sa? Impossibile immaginare ciò che non è stato.

Ci racconti il tuo gol?

Ho ricevuto quella palla e sono stato indeciso se andare io, o se metterla in mezzo per Gabri. Se notate, c’è come una piccola esitazione. Ma poi ho visto che ero più veloce del difensore, e allora sono andato da solo.

Chissà che gioia...

E’ stato bellissimo. Sono corso sotto la curva dei tifosi, volevo festeggiare con loro, con tutta la gente di Como che mi ha regalato tanto affetto. Quando ero fuori, mi ha sempre sostenuto, mi ha aspettato, non ho mai sentito parole cattive nei miei confronti. Per questo il mio obiettivo adesso è fare almeno un anno da sano con questa maglia, per ripagare tutti. Quando all’ingresso in campo sento urlare il mio nome, sento dentro una carica e mi dico: devo essere decisivo per ripagare tutti.

Pensi di essere da serie A?

Onestamente penso che ci potrei giocare. Ma ora devo pensare a guarire definitivamente.

Il tuo primo gol in campionato.

Sì, avevo fatto una doppietta in Coppa Italia. Lo scorso anno i portieri avversari avevano fatto miracoli. Che rabbia.

Mai avuto paura?

Eccome. Il momento più brutto è stato a dicembre. Al secondo infortunio muscolare che ha ritardato il mio rientro, ho cominciato ad avere paura che non sarei più tornato. Sei a casa da solo e pensi solo a quello, è stata dura.

Chi ti è stato vicino?

Tutta la squadra, tutti i compagni, lo staff, il mister. Il dg Ludi non mi ha mai mollato un secondo, incoraggiandomi, sostenendomi. E’ stato importante.

Cosa non funzionava?

A un certo punto il ritorno al top dal punto di vista muscolare è stato un problema. E quando avevo dolore ai muscoli, poi cominciavo a sentire un dolorino al ginocchio. Non finiva mai. Visto Pogba? Dura tornare al top. Ma spero sia tutto finito.

Hai festeggiato il gol?

No, niente di speciale.

Sai dove si gioca venerdì?

A Cittadella.

Ti dice niente?

A memoria non mi viene nulla...

Lo scorso anno è stata la prima partita del Como dopo il tuo infortunio. E La Gumina esultò mostrando la maglia numero 7...

Ah già, è vero. Avevo rimosso, ma quella immagine mi aveva fatto piacere. Nino era un mio amico.

Un cerchio che si chiude: stavolta la maglia sarà sulle tue spalle.

Vero, spero sia davvero un capitolo chiuso.

E il Como può andare ancora ai playoff...

Sì, ma deve succedere un cataclisma. Però mai dire mai. Adesso possiamo andare lì con leggerezza, provare a vincere e vedere cosa fanno gli altri.

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