Chajia: «Io come McGregor, abbatterò il nemico»

Il fantasista belga del Como: ««La convalescenza? L’ho passata vedendo incontri di MMA»

Per ritrovare il sorriso migliore, bisognerà aspettare il giorno in cui tornerà in campo. Ma per Moutir Chajia è già bello essere qui, nel gruppo, dopo il brutto infortunio che lo ha colpito a novembre, con la rottura del tendine rotuleo del ginocchio destro. Sono passati otto mesi. Il più è fatto. Ma l’ultima parte del recupero è quella più importante.

Come stai Moutir?

Bene, dai. Si migliora giorno per giorno.

Quanto manca a rivederti in campo?

Spero non tanto. Non lo so. Non credo di essere pronto per l’inizio di campionato. Però si lavora. Non vedo l’ora.

Ci sembri un po’ triste...

Ma no, sono solo un po’ stanco. Piuttosto sono contento di essere qui, in gruppo. Tornare a lavorare con i compagni è una gioia.

Ti abbiamo visto in un video, dribblare i birilli.

Eh, ma poi non ci saranno solo i birilli. Ci saranno gli avversari.

Ti fidi della tua gamba? Non hai paura di un problema psicologico?

Se intendi che ho paura, beh no... Non ho paura. Certo quando comincerò a fare le partitelle, ad avere i primi contrasti, sarà inevitabile pensarci. Ma durerà poco.

La società ti h allungato il contratto. Un bel segnale di fiducia.

Certo che sì, la ringrazio.

Qual è stato il momento più duro?

Probabilmente quando mi hanno detto che sarei stato fuori tutto il campionato. Sai che hai avuto un infortunio importante, ma speri sempre in una diagnosi benevola. Lì un po’ mi è crollato il mondo addosso.

Tutti raccontano che hai lavorato tantissimo.

Sì, non mi stancavo mai, poi ho dovuto anche rallentare per non stressare troppo la gamba. Mi sono impegnato tanto.

Cosa facevi per passare il tempo?

Noi calciatori abbiamo poco tempo per stare con la famiglie e con le persone care e ne ho approfittato per stare con i miei. In questo senso è stato bello.

Guardavi tante partite di calcio in tv?

All’inizio le divoravo, ne guardavo tantissime, non solo il Como. Ma poi ho cominciato ad essere triste, vedere i giocatori in campo e io costretto a stare fuori, e mi faceva male. Ho cominciato a vederne di meno.

A che squadra tieni?

Mah, a me piace vedere le partite per il gioco, non per fare il tifo. Magari vedo anche una partita di serie B francese. Se proprio devo scegliere, mi piace il Psg che è pieno di fenomeni.

E allora cosa guardavi, se non guardavi le partite?

L’MMA, la disciplina di McGregor, (ride). Non so perché mi ha preso la passione, ne vedevo tanti di match anche di notte.

Magari ti ha ispirato nella grinta per battere l’infortunio.

Magari un po’.

E il momento più bello quale è stato?

La presentazione della squadra. Non mi aspettavo una cosa del genere. Molti mi hanno accolto con affetto. Mi sono arrivati tanti messaggi durante la convalescenza, sapevo che i tifosi del Como mi sostenevano. Ma alla presentazione l’ho toccato con mano e non era la stessa cosa. Grazie a tutti i tifosi, davvero. Quella serata è stata un’altra iniezione di fiducia e determinazione.

Gattuso dice che hai dovuto imparare anche a difendere...

(ride ancora) Mah, all’inizio mi aveva detto: Moutir, ti conosco bene, nella Primavera del Novara avevi tutta la libertà che volevi. Adesso, però, devi anche un po’ difendere. Ma non è stato difficile.

La tua partita più bella?

Con il Perugia ma anche contro il Brescia. Entro e faccio l’assist per il 3-2 e poi provoco il rigore. E non avevamo ancora vinto. Speciale.

Ti è mancato il gol.

Già. Ci sono andato vicino in qualche occasione. Ma è importante anche fare gli assist.

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