Como, il gran duello
al Gran Premio di Monza

Abbiamo giocato così con questo giro di pista, tra scatti in avanti, testacoda e sorpassi per vedere che le due squadre vanno di buon passo (gara)

Ci siamo occupati nei giorni scorsi del derby Como-Monza, come del derby tra miliardari. Troppo gustosa la particolarità delle due proprietà ricchissime, per lasciarcela sfuggire. Chiave interessante, ripresa anche dalla stampa nazionale. Ma poi c’è la partita sul campo, solo in parte emanazione diretta dei due mega patron. Infatti se l’approccio del Monza è stato quello di spendere subito e molto (forse più l’anno scorso, addirittura), quello del Como, al di là delle casse rassicuranti, è stato quello di procedere per piccoli passi. Monza squadra partita per andare in serie A, dopo un mercato meno ostaggio dei grandi nomi (Boateng e Balotelli su tutti), ma più omogeneo, con qualche giovane di prospettiva (Vignato e Pirola) e soprattutto in mano a un allenatore (Stroppa) più “giochista” rispetto a Brocchi. Meno figurine e più sostanza.

Il Como invece nato con un puzzle mirato, con un attacco monstre, ma con l’obiettivo della salvezza nel mirino, probabilmente al ribasso. Troppo gustosa la metafora del gran premio di Monza per cercare di leggere la sfida in campo tra Como e Monza, sin qui. Che dopo 12 partite, proprio quante sono le curve del mitico circuito brianzolo a due passi dal Brianteo, vede il Como partito (si direbbe nei Gp) per passare la Q1 (la prima qualifica) che si trova davanti al Monza, che invece puntava alla pole.

Abbiamo giocato così con questo giro di pista, tra scatti in avanti, testacoda e sorpassi per vedere che le due squadre vanno di buon passo (gara), e nonostante le difficoltà e gli obiettivi diversi, sono lì a pochi punti dalle prime posizioni. Ancora in grado di giocarsi tutto, anche se (come ricordano quelli che la sanno lunga) il campionato di B si gioca nel girone di ritorno.

Il Monza paga soprattutto l’assenza dell’attacco: Mota Carvalho e Movilli fermati dagli infortuni (il secondo che vale il nostro Cerri, addirittura non ha ancora visto il campo per una frattura al metatarso), con Stroppa costretto a schierare addirittura due centrocampisti offensivi in attacco. Il Como invece viaggia con la sua formazione fatta da 8-9 undicesimi fissi, come è tradizione di Gattuso, che però sa poi coinvolgere tutti nel progetto con cambi che servono a volte anche a cambiare le partite.

Il Como è caduto in tre testacoda consecutivi (terza, quarta e quinta... curva) che lo avevano fatto precipitare in fondo; il Monza recrimina su un paio di partite (tre volte ha finito i dieci, tra l’altro) tra cui sicuramente quella con la Ternana, in cui la squadra biancorossa era in vantaggio fino oltre al 90’, poi raggiunta in pieno recupero. E anche a Vicenza, se il Monza avesse vinto, nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. Con quattro punti in più, i il Monza sarebbe nelle zone davvero nobili della classifica (ma il Como recrimina su tre punti mancanti). A Monza, in questo momento nessuno pronuncia la parola”serie A”, e un po’ (udite udite) rimpiangono Balotelli che aveva giocato poco, ma quando aveva giocato aveva segnato. La mancanza di rincalzi in attacco è il problema del Monza, e qualcuno accusa Stroppa (peraltro ben voluto e apprezzato perché la squadra gioca bene) di aver accettato (in quanto aziendalista) tutte le mosse di mercato senza alzare il ditino e fare richieste.

© RIPRODUZIONE RISERVATA