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Mercoledì 06 Luglio 2022
Como, Jack si gira: «Pronto a ripartire»
L’intervista «Che colpi le conferme di Cerri e Parigini. Non era facile, la società ha dimostrato grande capacità. Ha inseguito l’obiettivo»
Si siede con il solito sorriso da ragazzino, nel gazebo stampa a bordo campo: «E di cosa parliamo? Mancano ancora tanti giocatori», cerca di svicolare. Tranquillo, Jack: gli argomenti non mancano. Specie se si racconta la storia del primo tifoso del Como seduto sulla panchina della sua squadra del cuore. Bormio, esterna, leggera pioggerella, intervista a Jack Gattuso. Ciak si gira.
Rieccoci qui, dunque.
Sono felice, questo sogno continua. Ho trovato giocatori motivati, un bel clima. Bello ripartire.
Anche se hai fatto poche vacanze.
Qualche giorno in Romagna, dovevo studiare per il corso.
Come si fa a lavorare senza gran parte dell’organico?
Ormai ci siamo abituati. Prima sembrava strano. Quando giocavo io, si partiva per il ritiro più o meno al completo. Non è più così.
Controindicazioni?
Mah, tendo a vedere i vantaggi. Una volta c’era la fretta di fare il mercato, magari ti trovavi con gente che non faceva al caso tuo, bisognava fare correzioni in corsa. Adesso si cercano elementi utili, cerchi con più calma e con questa società sai che verrà fatta una ricerca anche a livello umano.
Già sono arrivate due conferme importanti: Cerri e Parigini.
Che colpi. Non era facile, la società ha dimostrato grande capacità. Ha inseguito l’obiettivo, e ha confermato due elementi che nell’economia del nostro calcio sono molto importanti..
Cerri farà sempre il carrarmato là davanti.
Cerri è importante per mille motivi. Ci ho parlato a lungo questa mattina, lui è un punto di riferimento anche per chi gli gioca vicino. I compagni si sentono più sicuri. Lui sa di avere questo ruolo, anche nello spogliatoio.
Quanti giocatori ti aspetti?
Dipende dall’andamento del mercato. Non sappiamo se Vignali e Ioannou ci saranno ancora. Penso che prenderemo un paio di centrocampisti, un esterno, una punta rapida, uno o due centrali, i due portieri, uno esperto e uno giovane.
Una delle chiavi sarà il centrocampo: non servono alternative per Bellemo e Arrigoni, per evitare che tirino la carretta tutto l’anno?
Sì, ci servono alternative là in mezzo magari con caratteristiche diverse.
Guardando le squadre della B dell’anno prossimo, cosa ti viene in mente?
Che tre promosse dalla C su quattro (Bari, Modena e Palermo) in teoria vorranno subito inserirsi in alto, che se l’anno scorso c’erano tre-quattro pretendenti al primato e molte altre ai playoff, stavolta ci sono almeno dieci squadre che potrebbero puntare alla promozione diretta. Anche guardando dietro, si fa fatica a immaginare chi potrà lottare per la salvezza.
E il Como?
Il Como sono convinto che avrà le carte in regola per battersi. La società è al lavoro per cercare elementi di qualità che possano creare una rosa competitiva.
Tu ti senti più sotto pressione?
No. Io penso che più sale il livello, più hai a disposizione giocatori forti, più sia stimolante lavorare. Sono contento.
L’obiettivo?
Non c’è ancora. Ci sarà una volta fatta la rosa e sarà la società a stabilirlo.
Confermato il 4-4-2?
Direi di sì.
Ci sembra di capire che sia una scelta condivisa con la società, non il caso dell’allenatore che parte e va per la sua strada...
Sì, il metodo è condividere tutto. A me va bene, è il modulo che mi ha permesso di vincere in C. Poi ci sono sempre pronte alternative.
Come stanno Chaja e Gatto?
Non sarà una attesa breve. Ci vorrà qualche mese per riaverli al top. Bisogna tenerne conto.
A proposito di esterni. L’anno scorso si è spesso parlato se schierarne due offensivi.
Le scelte paiono scontate o facili, ma sono sempre frutto di molteplici riflessioni. Io all’inizio ho aspettato che Parigini fosse in condizione e che Chajia imparasse a fare anche la parte difensiva. Allora siamo stati pronti a metterli insieme. Peccato sia durata due partite...
Pronto a rimetterli insieme?
Certo. Se stanno bene, sicuro. L’esterno del 4-4-2 non è un compito semplice
Come vivi questa tua nuova esperienza con il Como?
Non potrei chiedere di meglio. La mia storia è particolare, alleno la mia squadra del cuore, nella mia città. Credo che se allenassi in un qualsiasi altro posto sarebbe diverso e farei cose diverse. Ci sono anche momenti di grande coinvolgimento.
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