Como, l’amarezza della squadra
«Ora diamoci una mossa»

«Le colpe sono di tutti anche se paga uno solo: dobbiamo dare di più »

«Paga l’allenatore, ma la colpa di questa situazione e quindi dell’esonero va divisa in tre: tecnico, giocatori e società, nessuno può sentirsi escluso quando le cose vanno male». Giovanni Fietta è una voce importante dello spogliatoio del Como. È arrivato due stagioni fa, ha vissuto tutta l’era Colella e quella di Sabatini e in queste settimane non ha potuto dare il suo contributo per un infortunio. «E a Sabatini, così come a Colella, i “vecchi” sono tutti legati, è ovvio che sia così. Purtroppo l’esonero è una soluzione tipica nel calcio, fa parte del nostro lavoro e dobbiamo accettare la decisione. Non solo, serve anche reagire. «È fondamentale che tutti diano qualcosa in più, dal punto di vista della determinazione, della voglia di migliorare e della mentalità. Perché anche il nuovo allenatore avrà bisogno di tempo per mettere in pratica la sua idea di calcio».

Cesare Ambrosini si associa alle parole di Giosa, dette sabato dopo l’esonero. «Antonio ha ragione, è una sconfitta per tutti quando si decide di cambiare allenatore: è la dimostrazione che la squadra sta facendo male. E la colpa è soprattutto dei giocatori». Un’amarezza inevitabile, anche per i rapporti che si erano instaurati con l’allenatore della promozione in serie B: «Il suo esonero suscita malinconia anche perché, al di là dei rapporti umani, è la prova che non si è lavorato bene nei mesi scorsi». Per Ambrosini, sono tanti i fattori che hanno influito nella scelta di esonerare Sabatini: «Il mister ha voluto riproporre il nostro modulo vincente, il 3-5-2, ma ha avuto poco tempo, un po’ perché sono arrivati tanti giocatori nuovi, un po’ perché tanti vecchi si sono infortunati e questo è certamente stato un problema. E cambiare tanto vuol dire anche lavorare tanto, come e più degli altri».

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