Como, le tre chiavi
per uscire dalla crisi

Lavorare su tre punti: la cattiveria, l’esplosione di Peli e H’Maidat, e i calci da fermo

Il Como non deve avere paura della parola “crisi”. Solo guardando in faccia la realtà, può affrontare la flessione di risultati e reagire al pericolo di essere risucchiato nella zona caldissima della retrocessione. E il Como ha in tasca tre ricette da presentare alla farmacia del campionato.

1. La prima è quella del recuperare un po’ di cattiveria. Cioè far perdere l’indole della squadra di inseguire la perfezione dei meccanismi banchiniani, senza che alzi mai la testa per capire dove si trova. Ergo: ogni tanto deve alzare la testa e ragionare d’impeto. In alcune situazioni, specie in serie C dove c’è un calcio muscolare, serve. Al netto dell’impianto sofisticato e nobile di Banchini.

2. La verità è che la chiave della stagione è liberare il talento di H’Maidat e Peli (quest’ultimo apprezzato molto anche da Denis Wise, che poi è il consigliere di Ganlder), ancora a corrente alternata. Prendete Peli: domenica ha fatto la sua partita, uno dei migliori. Ma ha sbagliato su uno dei gol presi. Il campo non lo ha premiato. Con la Pianese magari resterà ancora fuori, ma la questione non cambia. Banchini sa che quando si accenderanno loro due, la musica sarà diversa. Vale la pena non mollare.

3. L’anno scorso il Como era la squadra più performante sui calci da fermo. Schermi ripetuti all’infinito, trucchi, su corner e su punizione, spesso vincenti. Quest’anno, a parte un’occasione (guardacaso con Celeghin protagonista), non si cava il ragno dal buco. Peggio: si prende un gol dalla Pro Vercelli proprio con sistemi simili a quelli così provati in allenamento Certo bisognerà lavorare parecchio anche su questo tema, che è un pezzo forte di Banchini.

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