Cosa non si fa per il Como: due storie

Tifosi Queste due storie che abbiamo trovato, però, sono sicuramente in testa alla hit parade

Cosa non si fa per amore del Como. In tanti anni ne abbiamo viste di tutti i colori, da gente che veniva costantemente da altre città, a tifosi che andavano in trasferta in bicicletta, o che in sella hanno percorso strade per comporre la lettera B dopo la promozione; o che ha visto le partite dal Monte Croce, o che ha fatto Fans Club nei Caraibi.

Queste due storie che abbiamo trovato, però, sono sicuramente in testa alla hit parade. La prima è quella di Alberto Greggio di Como, 30 anni, che è sicuramente l’abbonato più lontano. Alberto, infatti, abita a... Stoccolma.

Frequentatore della curva come papà Carlo, si è trasferito in Svezia lo scorso aprile, per seguire la fidanzata italo-svedese, assunto in una casa di moda. Ma nonostante la lontananza, ha deciso di confermare l’abbonamento, e ha già assistito a Como-Reggiana. «Sicuramente il mio è stato un gesto simbolico, come per sostenere la società per le belle cose che sta facendo. Simbolico, perché certo non hanno bisogno dei miei soldi, però è un segnale. E comunque ne vedrò parecchie: basta far coincidere i viaggi di visita a casa, con le partite del Como. Per le altre, mi sto organizzando per poter vedere le partite in televisione. Magari farò un Fans Club qui coinvolgendo amici e colleghi a vedere le partite. Ho un collega di Verona, tifoso gialloblù, che cercherò di convincere. Intanto ha già detto che verrà a Como-Lecco». Alberto ha cominciato con la B di Preziosi: «Le prime volte allo stadio con il nonno a vedere Oliveira. Poi ho smesso per un po’ e sono tornato in serie D più o meno quando è arrivata questa società. Cosa penso della squadra? Il mio giocatore preferito è Cerri, perché anche io quando giocavo ero un centravanti. Comunque sono certo che ci aspetta un grande futuro. E io ci sarò, con papà e i miei e i suoi amici. Facciamo un bel gruppetto, in alto alla curva».

L’altra storia è quella di Gennaro Pandolfi, 50 anni, di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino. Tifosissimo del Como sin da bambino, senza aver mai abitato qui, adesso ha in progetto di realizzare la “casa lariana”, colorare l’esterno della casa dove abita con i colori del Como, gli stemmi e i nomi di alcuni striscioni storici. «Tifo Como da quando ho tre anni. Mia mamma dice che devo aver battuto la testa cadendo dalla carrozzina. Io sono di Napoli, la mia famiglia tifava Napoli, ma io andavo a vedere solo Napoli-Como. E quando il Napoli vinse lo scudetto, io andai in giro con la maglietta numero 9 di Borgonovo per festeggiare la salvezza. A Como ci sarò venuto sei o sette volte, la prima per un Como-Foggia in B nel 1989. Ho conosciuto alcuni personaggi del mondo azzurro, come Nino Balducci, Massimo Mascetti o il radiocronista Mauro Molteni, perché ho fatto delle radiocronache quando il Como era in trasferta qui, per esempio a Sorrento. Ora ho problemi di salute e a Como temo di non poter venire, allora ho deciso di creare la mia Como qui, dipingendo la casa. Spero solo che la società non abbia nulla in contrario».

Sa risultati e tabellini a memoria e sulla squadra di oggi dice: «Mi piace Chajia, ma anche Bellemo e Gabrielloni. Non sono un grande tifoso di Longo ma non sono di quelli che sperano che vada via. A volte leggo troppe critiche. Io spero che vinca e che ci porti in serie A».

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