Dalla città a Preziosi. Stadio: dibattito continuo

Il tema Il referendum lanciato da la Provincia nel 1985, il convegno cittadino promosso da Preziosi nel 2002

«Ma è possibile che dopo anni siamo ancora qui a parlare del problema stadio?». Se lo chiedeva, e lo chiedeva alla platea, Enrico Preziosi. In una serata che in qualche modo ha ricordato quella che si è svolta l’altra sera al Palace, anche se allora più che gli esperti della materia i veri protagonisti furono i tifosi.

Era l’aprile del 2002, dopo vent’anni la domanda è ancora la stessa. Anche tante facce interessate al problema, perlomeno da spettatori, rimangono le stesse. E tra loro forse c’è ancora chi, poco meno di vent’anni prima, nell’ottobre del 1985, rispondeva a un referendum lanciato da “La Provincia” sul seguente argomento, Sinigaglia da spostare o da lasciare dov’è?

La colpa non è certo di chi se ne sta occupando ora, ma il dibattito sul destino del Sinigaglia è davvero una linea che segue la vita della città da decenni. Nel 1985, in piena epoca d’oro della squadra in serie A, per anni fu centrale e molto dibattuto il tema del possibile spostamento dell’impianto.

Allora andava la carta, non c’erano i social, e fu molto partecipato il referendum proposto ai lettori sul giornale, perché sul tema gli interventi in quel periodo erano veramente tanti: di politici, di architetti, di urbanisti e ovviamente di tifosi. Ebbene, il referendum lo vinse l’idea di non spostare il Sinigaglia ma non di moltissimo: 54 per cento contro il 46 che invece era favorevole allo spostamento, un’idea che allora era molto più diffusa tra i tifosi rispetto a quanto lo sia ora. L’idea che andava per la maggiore era quella di spostare lo stadio nella piana di Lazzago.

Avanti di diciassette anni, 2002. Como ormai promosso in serie A, tifosi sul piede di guerra contro l’amministrazione. Una serata accesa, sul palco dell’auditorium del Gallio insieme a Preziosi tra gli altri c’era Fulvio Caradonna, allora assessore ai Lavori pubblici, principale obiettivo dei tifosi che chiedevano attenzione sullo stadio. E che in quel momento erano ancora al fianco del presidente. Quella sera in platea c’era il Questore, c’erano molte autorità. «Datemi un terreno e lo stadio lo costruisco io», tuonava Preziosi, definendosi «un imprenditore deluso dall’amministrazione».

Era una guerra aperta, ben lontana dalla collaborazione di oggi tra Società e Comune. Preziosi scaldava gli animi della folla parlando di promesse mancate, ma anche di rischio nel continuare a investire su un impianto che avrebbe potuto poi nel giro di poco tempo rivelarsi comunque inadeguato. Al suo fianco Nino Balducci, accorato mediatore della serata, rincarava la dose. Specie quando qualche esponente del Comune affermò che il Como doveva ringraziare l’Amministrazione se ancora poteva giocare al Sinigaglia. Apriti cielo, pioggia di fischi.

Preziosi nei giorni successivi incontrò anche l’allora sindaco di Villa Guardia, Nicola Spolidori, per tastare il terreno, nel vero senso della parola. E il primo cittadino di Villa Guardia aveva già anticipato l’idea di indire un referendum tra gli abitanti del paese, per capire che direzione prendere.

Nel frattempo la Giunta comasca approvò una variazione di bilancio per i lavori allo stadio. Erano i tempi in cui circolava anche lo strampalato progetto di ricostruire la curva ospiti con una sorta di “buco” in mezzo, per vedere il lago. Di tutto, di più. La questione stadio era sulle magliette dei tifosi, sugli striscioni in curva, nei cori durante la partita, e ovviamente sulle prime pagine dei giornali un giorno sì e l’altro pure. Finì che il Sinigaglia fu ampliato fino a quasi 15.000 posti con i tubolari che tuttora sono la curva di casa, e che il settore ospiti fu poi rifatto senza buco. E che Preziosi mandò tutto a ramengo qualche mese dopo, forse un po’ anche per queste questioni mal risolte. Oggi, certo, il clima è totalmente diverso, per fortuna. Ma riuscire a mettere davvero una pietra sopra al problema sarebbe comunque un passo epocale.

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