Gabrielloni febbre a 40 (gol)
«Segno se sono arrabbiato»

Racconta: «Certo vedere il tuo nome nella graduatoria All Time così in alto, non lascia indifferenti»

«Chi segna meno di dieci gol quest’anno, paga la cena». La scommessa di inizio stagione era stata fatta con Ganz e Miracoli, compagni di attacco nel Como l’anno scorso. Ma Alessandro Gabrielloni immaginava, calcolatrice alla mano, che con il figlio d’arte ex compagno di camera, la corsa sarebbe stata anche nella classifica di tutti i tempi della storia del Como. Gabrielloni, che ha segnato sabato il gol numero 40 in campionato, assieme a quelli di Coppa e Poule Scudetto ha affiancato Ganz a 42 e sorpassato Cecconi a 41, issandosi al quinto posto della graduatoria, dietro Cetti (91), Romano (71), Baldini (57) e Preziati (48).

Bel colpo...

Beh, fa un po’ effetto. Non sono uno che impazzisce per le statistiche, non sono uno che calcola ogni volta numeri e gol, ma certo vedere il tuo nome nella graduatoria All Time così in alto, non lascia indifferenti.

Con una maglia speciale.

Sì. Como è la mia seconda casa. Tanto che adesso dico: resterò finché ce ne saranno le condizioni. Ormai con la città e con i tifosi c’è un rapporto speciale.

Amore a prima vista, con la città?

Facciamo seconda... (ride, ndr). Quando sono arrivato, io che venivo dal sud, sole e caldo, trovai una nebbiolina triste. Poi ci fu l’impatto con il mondo di Corda, e non è una cosa cui ti abitui di botto.

Mentale o fisica?

Tutte e due. Non è semplice. E poi la prima partita entrai e poi uscii prima del 90’: mi chiesi dove fossi capitato. Poi però sono arrivati i gol, le soddisfazioni, la promozione... Oggi questa maglia per me è importante.

Dunque non guardi le statistiche...

No. Non divento matto. Ne guardo solo una: se chiudo la stagione in doppia cifra. Quello per me è importante, è lo spartiacque se hai fatto bene o male.

Tre stagioni al Como e tutte e tre in doppia cifra, 10, 12, 10.

Sì, posso essere soddisfatto considerato che il primo anno sono arrivato a febbraio, che ho avuto anche un infortunio, che la terza stagione è stata bloccata per la pandemia. Quest’anno sono a 8, speriamo di farcela.

Sabato un gol importante anche perché ha interrotto un lungo digiuno.

Ne soffrivi?

Hai voglia....! Io sono malato di gol, se non segno comincio a innervosirmi, mi manca l’aria.

Infatti alla sostituzione di Piacenza hai avuto un gesto di stizza, e al gol di sabato hai tirato un calcione alla ringhiera...

Sì, ma se guardate le mie esultanze, quasi tutte si portano dietro una grande rabbia. È la rabbia che mi spinge a dare il massimo, ad avere fame. Io segno quando sono arrabbiato. Gatto ha altri colpi, si costruisce anche i gol da solo, io invece ho bisogno della squadra e di avere la rabbia per avventarmi sul pallone prima di tutti. Per ringraziare i compagni, cerco di aiutare la squadra in copertura.

I gol speciali?

Qualcuno non me lo ricordo. Però direi sicuramente il primo in C con la Pergolettese, perché dopo il salto di categoria, e perché è l’unico che ho fatto da fuori area che per me è stranissimo. Poi quello al 91’ con l’Inveruno, quello che mi mandò a Striscia la Notizia perché il portiere e mi aveva tirato la palla in testa per gioco e ed era rimbalzata, gli era cascata dale mani ed era finita dentro. La tripletta con l’Olginatese, perché ho il pallone di quella partita ancora a casa; la doppietta con la Pianese l’anno scorso, perché c’era il rischio di essere risucchiati; quello con la Pistoiese l’anno scorso perché... con una spaccata spettacolare per cui è stata utilizzata spesso in fotografie e filmati.

I più belli?

Quest’anno con Pro Sesto e Pontedera all’andata ho fatto dei movimenti particolari. Dopo quest’ultimo mi sono detto: ma come ho fatto? Però, la sterzata ogni tanto la provo.

Non è la prima volta che hai passato un lungo digiuno.

Tredici domeniche stavolta, un’altra volta era durata 11. Però credo che sia normale, perché gli attaccanti, o almeno io, spesso segnano a periodi: un po’ va dentro spesso, un po’ non va dentro mai. L’importante è non farsi prendere dall’asia.

Tu ce la fai?

Non sempre (ride).

Avete voluto fare la foto sotto gli striscioni dei tifosi.

Ho letto di critiche, ma io non me ne sono accorto, non leggo in giro, social o giornali, resto concentrato. Comunque, gli striscioni sono stati una spinta per noi e abbiamo voluto far capire che avevamo apprezzato.

Hai scaramanzie particolari?

Non cambio le scarpe da passeggio la mattina della partita.

Giocatori preferiti?

Del Piero da sempre, Cavani e Higuain come modello tecnico.

Che regalo vorresti?

La maglia di Procida, il talento di Cantù. Ha il numero 9 come me. Io sono un appassionato di basket e nel 2011 tifavo la Cantù degli uomini dell’est, Leunen, Markoishvili eccetera. Mi piacerebbe scambiare la maglia con lui perché è forte. Poi, quando finirà la pandemia, vorrei andare vedere una partita a Desio.

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