Henry azionista del Como. «Convinto dal progetto»

La novità «Ricordo che quando ero al Barcellona, Zambrotta, mio compagno allora, mi aveva parlato di Como»

Troppo presto per abituarsi. Sarebbe ingeneroso. Dunque non vergogniamoci di essere pizzicati mentre ci stropicciamo gli occhi o restiamo lì a bocca aperta, come citrulli. Un mese fa sulle poltrone dell’Hotel Hilton c’era Cesc Fabregas, oggi c’è Thierry Henry, ex campione di Arsenal, Barcellona, Juventus che ha comprato quote (quante? Top secret: ma si pensa a una entità simbolica) del Como. E vicino a lui, il Gotha della società azzurra, da Mirwuan Suwarso a Dennis Wise, a ribadire gli obiettivi alti, altissimi, del Como. Da non credere. E sul tavolo delle conferenze, l’unica cosa normale: la presenza del sindaco Alessandro Rapinese. Ma siccome siamo a Como, anche questa sfumatura tanto normale, se ci pensate bene, non era.

Henry si è presentato in completo sportivo-elegante scuro, scarpe da ginnastica, sorriso ammiccante: «Quando il mio agente (lo stesso di Fabregas, presente al tavolo, ndr) mi ha parlato del progetto, mi è parso molto interessante. Ho parlato con Wise, con Fabregas. Ricordo che quando ero al Barcellona, Zambrotta, mio compagno allora, mi aveva parlato di Como. Una città che adesso ormai è famosa in tutto il mondo. So che la squadra ha passato delle vicissitudini, e credo che sarebbe bello farla tornare in alto dove è stata nella sua storia».

Il francese più volte ha parlato a tutto tondo da dirigente più che da ex grande campione. «Sarebbe semplice dirvi le solite banalità, sulla mentalità vincente e sui consigli che potrò dare. Ma la verità è che a me interessa molto l’aspetto del progetto globale, l’unione con il territorio, pensare che la squadra abbia delle radici nella comunità e poter far crescere entrambe. Ho avuto tante esperienze in carriera, calciatore, allenatore (è vice del Belgio,ndr), commentatore. Ora mi piace questo nuovo ruolo e sono contento di farlo in Italia, un posto che amo molto anche calcisticamente. Spero di poter venire spesso allo stadio».

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