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Giovedì 30 Aprile 2020
I medici della serie C
«Ripartire è difficile»
Il dott. Giughello del Como racconta la conference call con i medici della Lega Pro. Tante sono le perplessità
Il loro non è un diktat, e non potrebbe esserlo. Ma un parere. Un parere pesante. Quello dei medici delle squadre di calcio. Lo aveva detto il dott. Claudio Pecci, direttore del centro Mapei, tra i luminari che hanno studiato il protocollo di ripartenza emanato dalla Federazione Medici Sportivi: «Le società si mettano in mano ai medici, li ascoltino». E la Lega Pro lo ha fatto. Una “conference call” cui hanno partecipato i 90 medici delle società di serie C, collegati con il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli.
Una grande assemblea medico sportiva per fare delle valutazioni e dare un segnale. E questo segnale è arrivato, forte e chiaro: «In serie C è difficile pensare di ripartire con queste regole». Tutti d’accordo. Ghirelli ha preso atto. Poi si vedrà. Si vedrà cosa si diranno le società nell’assemblea della prossima settimana, prese in mezzo tra esigenze sanitarie ed esigenze economiche. La parte che ha a cuore invece solo la parte sanitaria, dato il suo parere. Ed è stato un parere tranchant.
Alla riunione era collegato, come i suoi 89 colleghi, anche il dott. Alberto Giughello. Al quale abbiamo chiesto di raccontarci come è andata. «Innanzitutto hanno partecipato tutti e questo è stato un successo, anche perché l’unanimità che ne è scaturita ha un valore lampante. Per evitare sovrapposizioni nel dibattito, noi del girone A, abbiamo scelto il medico del Novara come nostro rappresentante nell’esposizione dopo aver verificato che tutte le posizioni coincidevano».
E quali sono queste posizioni? «Che è molto difficile se non impossibile pensare di ricominciare a giocare, con queste regole. Almeno per la serie C». Quali sono gli ostacoli più importanti? «Fare numerosi tamponi a tutti i giocatori è una cosa impensabile. E anche sul tema della quarantena e dell’isolamento c’è parecchia difficoltà. In C la maggior parte delle società non ha una struttura dove fare questo isolamento, e comunque visto che il contagio è sempre possibile, qui si parla di quarantena ma è una quarantena che andrebbe estesa tutto il campionato. Perché uno è sempre contagiabile. E poi c’è il delicato caso della idoneità. Il virus è nuovo, e nessuno oggi può dire se si porterà dietro delle ripercussioni a livello magari cardiaco o respiratorio. Se un giocatore sta male dopo due mesi, come la mettiamo con l’idoneità? Il nostro è solamente un parere, ma è stato unanime. E i presidente Ghirelli, pur non entrando nel merito, ha mostrato di aver recepito».
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