I viaggi della passione: tifo da serie A

Il fenomeno A Genova erano in mille, una trasferta rimasta nel cuore di tutti quelli che hanno partecipato. I complimenti dei tifosi del Genoa, la coreografia in dialetto e un trend che non è più un caso singolo

Al seguito del Como sta succedendo un qualcosa di speciale. La voglia di seguire la squadra in trasferta, di esserci, di partecipare sta diventando un aspetto cult dei tifosi. E partoriscono numeri a cui non siamo mai stati abituati. A Genova erano oltre mille i tifosi nello spicchio di Marassi. A Modena, un mese prima, erano oltre 800. E sarebbero stati altrettanti a Parma, se non fosse stata vietata la trasferta. Sono numeri da serie A. Sul serio. Numeri che la tifoseria del Como ha fatto spesso fatica a garantire, anche perché per decenni nel fango della C se non addirittura nella melma della D. Ma anche negli anni felici, mille tifosi in trasferta non li portavi dappertutto. Specie se ti trovavi terzultimo in classifica.

Magìa

Invece adesso si è creata una specie di magìa che va al di là dell’aspetto tecnico: basta leggere quello che i tifosi scrivono sui social per rendersi conto che quelli che hanno partecipato alla trasferta di domenica sono tornati con un cuore gonfio di gioia, condivisione, partecipazione, divertimento, senso di appartenenza, fede nei colori. Non è stata una trasferta normale, come non lo sono tutte quelle di quest’anno. E sarebbe stato uguale anche se il Como fosse uscito sconfitto dal terreno di gioco. Cosa sta succedendo? Le storie di tifo sono così: a volte scocca la scintilla e nasce la condivisione, la voglia e il divertimento di esserci. Lo abbiamo detto più volte: i numeri in trasferta dicono che questa società (e non è difficile crederlo) ha convinto tutti negli obiettivi e nei modi per ottenerli. Semmai sono i numeri in casa che ancora sono bassi e dicono che fuori dalla cerchia degli affezionati non è ancora arrivato il momento di saltare sul carro. Aggiungete la fatica di trovare il biglietto, e il gioco è fatto. Ma qui ci stavamo occupando della trasferta, dunque torniamo a Genova.

Non solo i numeri, ma anche l’idea di una coreografia significativa: la frase usata dai tifosi del Como quando cantano “Pulenta e galena fregia” di Davide Van de Froos, quella «Cun’t la sciarpa del Comm» cantata sventolando e roteando il vessillo. La voglia di creare una coreografia aggregante è stata un valore aggiunto: non solo la voglia di esserci, ma di dire qualcosa, di mostrarsi, di lanciare un messaggio.

È il mantra delle tifoserie quando c’è entusiasmo e ci sono i numeri per farlo. La stesa coreografia in cento avrebbe avuto meno effetto. Curioso che la presenza massiccia dei tifosi abbia scatenato applausi anche nella tifoseria di casa: sui siti dove si giudicano numeri e presenze, a Genova hanno definito quella comasca come «la migliore tifoseria vista quest’anno a Marassi». I momenti di reciproca condivisione non si sono fermati lì: per esempio il coro contro Preziosi ha ricevuto l’applauso della gente. E poi c’è stata quella gag in cui tre tifosi del Genoa hanno esposto un drappo con scritto «Lecco è solo un verbo», sventolato davanti al settore dei comaschi. Magari erano comaschi tifosi del Genoa, chissà...

Futuro

Quello che pare chiaro, è che non ci si fermerà qui, con i grandi esodi. Perché ormai, chi era a Genova non vede l’ora di salire sul pullman che li porterà verso la prossima trasferta. Già lo scorso anno a Brescia c’era stato un bell’esodo, ma quest’anno è diverso. La gente si vuole gustare la serie B fino in fondo dopo tanti anni di sofferenza.

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