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(Foto di cusa)
Parla Semper, nuovo acquisto del Como: «Sono innamorato dell’Italia, ci sono venuto da giovane per questo»
Adrian Semper è così, senza fronzoli in campo, quanto allegro, sorridente ed empatico fuori. Il ragazzone tutto tatuato, alla prima intervista da nuovo portiere del Como, sorride convinto ad ogni risposta e perlomeno sfugge dalla teoria di monoespressione in cui si ripetono a macchinetta frasi fatte con atteggiamento distratto. Quando dice di essere felice di essere qui, insomma, lo fa con convinzione. Il resto lo dirà il campo.
Grazie.
Sicuramente sì. Venivo da un’annata al Genoa non perfetta. Tutto molto bello quello che è successo, l’esperienza di una promozione in un ambiente molto attaccato ai colori rossoblù, ma quando non giochi non tutto torna. Così sono contento di avere questa nuova chance in Italia.
Sì, sì, qui c’è tutto per fare bene, per puntare in alto. È una chance per me molto bella.
Sì, a Genoa-Como ero in campo, sono stato un tempo sotto il loro settore. Al Genoa c’è un tifo caldo, ma guardavo quel settore e mi dicevo, cavolo anche a Como è una piazza appassionata. E adesso sono qui.
Sì. Sono andato via dalla Dinamo Zagabria, la squadra della mia città (Adrian è croato, ndr), verso l’Italia non per caso. Ero innamorato del calcio italiano, come molti nel mio paese. Volevo l’Italia, per andare a fare una nuova esperienza.
Sinora è stata l’esperienza migliore della mia carriera, perché giocavo con continuità, avevo accanto un portiere come Sorrentino che ha grande esperienza e mi ha insegnato molto. Avevo un preparatore dei portieri come Squizzi, molto molto bravo. Sono stati anni formativi, sono stato in serie A, bello.
Lì le cose sono andate meno bene. Come ho accennato prima, è stato tutto fantastico dal punto di vista ambientale, poi fare una promozione è bello. Ma quando non giochi ti manca sempre un pezzo.
(Sorride di nuovo e gli brillano gli occhi, ndr). Le dinamiche erano che giocava Martinez, ma quando sono entrato io, e ho fatto sei partite di fila, ero andato bene ed è capitato proprio mentre la squadra stava tornando su. Poi a Bari ho avuto la febbre, sono rimasto a casa e Martinez ha ripreso il posto da titolare.
Sono un portiere semplice. Nel senso che non cerco l’intervento spettacolare a tutti i costi. E cerco la continuità: non mi piace essere uno che fa la paratona e poi ha un calo di rendimento sul tiro dopo. Voglio essere costante.
Mi piace dirigere il reparto, mi piace che i difensori sentano la mia presenza.
Ne ho parati diversi, questo è vero.
Mi fa ridere la cosa, perché dovrei dire che ho studiato molto, che mi guardo i filmati di chi tira... Invece è solo intuito, è capitato e basta.
Sì, contro la Juve, e non andò bene: 4-0 per loro. Ma era la Champions! Poi mi ricordo contro il Lione.
Magari... È sempre un sogno.
Mi piacevano Handanovic e Donnarumma.
Mi piace giocare a golf. E poi mi piacciono la natura e i cani.
Sì, una passione. Ci sono ritratte storie personali.
Non vedo l’ora.
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