La Como che brontola
A torto o a ragione?

Ecco, si dice , si scrive e si legge: anche in virtù di un ambizioso progetto, si perde la brocca per una flessione della squadra?

«Se volete divertirvi, andate a vedere giocare il Real Madrid». Lo disse Eugenio Fascetti ai tifosi del Como. Peraltro era un Como che filava dritto verso due retrocessioni di fila. Eppure la letteratura dello scontro ideologico tra chi ha fatto l’allenatore qui, anche vincendo (o andandoci vicino: Trainini, Tardelli, Dominissini) è ricca di episodi. Como brontola, ce l’ha nel Dna.

Chiariamo subito. Una squadra che fa due punti in quattro partite, segna solo due gol, scivola fuori dai playoff e non batte nè Lecco nè Pro Patria in casa, partorirebbe scontento e malumore ovunque, mica solo a Como. Il dibattito sul web, in merito agli ululuati, ai fischi e allo scontento riguarda un altro aspetto. E cioè: è giusto che si fischi un periodo di flessione tecnico, seppure al cospetto di un progetto societario affidabile come Como non ne ha avuti da anni? Insomma, il piano è stato più o meno chiaro sin dall’estate: un investimento di un milione e sei per la squadra (non alto dunque), una anno di assestamento in C con salvezza tranquilla, il tempo necessario a un allenatore esordiente nella categoria di prendere le misure, il tempo necessario a una nuova società di capire, eventualmente di correre ai ripari a gennaio (per una volta i soldi non mancano), prima di aumentare il budget l’anno successivo e provare la scalata. Ecco, si dice , si scrive e si legge: anche in virtù di questo ambizioso progetto, si perde la brocca per una flessione della squadra?

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