Passa lo straniero: 8 proprietà su 20

Calcio La nuova serie B è una versione di “stati uniti” con bandierine da tutto il mondo. Il Como non fa eccezione. Una situazione che sta dando sempre più stabilità al campionato: stop a iscrizioni mancate e fallimenti in corsa

Non ci sono più, fortunatamente, le estati di qualche anno fa. Quando il momento dell’iscrizione al campionato era uno dei più temuti, per il Como ma non solo. Controlli accurati, epurazioni, fallimenti che non hanno guardato in faccia nessuno, hanno decisamente sistemato il calcio italiano, tranne qualche rarissima eccezione.

Ma il grosso, onestamente, l’hanno fatto loro, gli stranieri. O meglio, le proprietà straniere, che si tratti di persone fisiche, o di fondi. Cose impensabili sino perlomeno a una decina scarsa di anni fa. Ma il quadro è chiaro: in serie B otto società su venti sono in mano a proprietà straniere. E il numero è probabilmente destinato ad aumentare, anche in serie A, dove la situazione è analoga.

Un bene per tutti

Che sia un bene per tutti ormai è abbastanza assodato. Perchè sembra finita anche l’epoca, per fortuna brevissima, degli avventurieri che arrivano dall’estero. Ci sarà forse meno passione da parte di chi investe, la figura dell’imprenditore presidente-tifoso per certi aspetti è decisamente più affascinante. Ma certamente ci sono in generale più programmazione e più razionalità. Più freddezza, anche. Ma il calcio professionistico italiano ne aveva bisogno, e il Como ne è un esempio.

Così, questa stagione sarà anche un confronto tra forze straniere. Una chiave di lettura nuova, in cui anche il Como ha un ruolo particolare. Perché in serie B è l’unica società di proprietà asiatica, e tra l’altro riconducibile comunque a un proprietario, la famiglia Hartono.

La parte del leone la fanno gli americani, anche sotto forma di fondi di investimento. Non tutti hanno la totalità delle quote: c’è la Spal che è di proprietà dell’italo americano Joe Tacopina, titolare di un celeberrimo studio legale a New York, c’è invece per esempio il Parma che al 90 per cento fa capo a Kyle Krause che con il suo Krause Group controlla una vasta serie di attività diversificate negli Usa mentre il restante 10 per cento è in mano a imprenditori parmigiani.

Poi ci sono due delle tre retrocesse dalla A in mano agli stranieri: Preziosi ha ceduto il Genoa al 777 Group, fondo di investimento statunitense, anche se il presidente rossoblù è il medico Alberto Zangrillo; il Venezia invece è della Vfc Newco Llc, gruppo di imprenditori statunitensi, e proprio in questi giorni ha chiuso la sottoscrizione dei Venezia Fc Bond per oltre cinque milioni di euro raccolti in 33 paesi del mondo.

Poi c’è il Pisa, dove il 75 per cento delle quote è in mano al magnate russo naturalizzato britannico Alexander Knaster, che controlla la società tramite un fondo maltese. Anche Knaster, secondo Forbes, è tra gli uomini con un patrimonio tra i più sostanziosi nel mondo. E poi c’è l’Ascoli, a proprietà mista, con il 31 per cento delle quote azionarie che fanno capo all’italo americano Max Rizzetta e alla sua North Six Group, altra holding statunitense.

Palermo nell’orbita ManCity

L’ultimo arrivato è il Palermo, che ha fatto il botto passando nelle mani del City Football Group, gruppo che detiene tra l’altro il Manchester City e che fa capo allo sceicco arabo Mansour.

Il gruppo – che secondo alcune valutazioni ha un patrimonio intorno ai 4 miliardi di euro - ha acquisito l’80% delle quote della società rosanero. Insomma, una situazione generale che fino a pochi anni fa sarebbe stata assolutamente impensabile.

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