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(Foto di cusa)
Arrigoni: «M’avessero detto: “Entrerai al posto di Fabregas e segnerai a Buffon”...»
«Un giorno entrerò in campo al posto di Fabregas e segnerò un gol a Buffon”. La fantasia di un ragazzo, di un giovane calciatore, da raccontare ridendo con gli amici. Quello che poteva essere anche per Tommaso Arrigoni fino a qualche anno fa. E invece...
Va benissimo, anche sabato scorso ci siamo presi una bella soddifazione.
Sono ancora emozionato. Ma anche molto orgoglioso di quello che ho fatto.
Se qualcuno qualche anno fa mi avesse detto “sostituirai Fabregas e segnerai a Buffon”, beh, chi al posto mio ci avrebbe creduto? Pazzesco, incredibile. Dopo averne passate di tutti i colori, anche con il Como, momenti difficili e grandi gioie, me lo prendo come un premio giusto. Ed è stata una festa anche per i miei familiari e i miei amici.
Soprattutto per noi, per la squadra. Perché vale lo stesso discorso. Dopo tanto lavoro e tanto impegno ora sì che siamo una squadra difficile per tutti da incontrare.
Sì, proprio in un’intervista precedente la partita c’è stata questa domanda. Ha portato bene.
Diciamo che sono stato abbastanza fortunato, perché la palla è passata nell’unico spazio libero, credo che lui l’abbia vista all’ultimo. Onestamente, è stato anche uno dei miei gol meno belli, non ne faccio molti ma certamente ne ho segnato qualcuno molto meglio.
Sì, con il Perugia. Anche quello mi ha dato tanta soddisfazione.
Il Como che siamo riusciti a diventare. Una squadra molto più solida, che come già era successo nelle annate precedenti ha passato momenti difficili ma poi come ogni anno è riuscita a migliorare. È la forza del gruppo. Siamo stati già un gruppo abituato a soffrire, e chi è arrivato ha recepito lo stesso atteggiamento. Ci siamo trasmessi a vicenda questo spirito.
Se dovessimo vincere a Venezia secondo me il discorso sarebbe chiuso. Altrimenti ci sarà ancora da lottare. Adesso sono comunque in tanti ad aver paura di retrocedere. Questo può essere un bene per noi ma tutto potrebbe comunque restare più incerto e pericoloso, per tutti.
Significa che tutti stanno lottando e cominciano a accontentarsi di meno. In quanto ai nostri pareggi, alla luce di oggi sono stati ossigeno importante per tirarci fuori dalla zona rossa, sono stati punti preziosi. Certo, se pensiamo per esempio a Benevento, a posteriori è chiaro che avremmo potuto avere di più. Ma se io fossi partito per la trasferta con la certezza di pareggiare sarei stato comunque felice. Non ci sono campi facili.
Soprattutto è importante il fatto che non si prendano gol. Questo dà anche maggiore sicurezza per provare a vincere con più lucidità. Ci siamo arrivati lavorando su princìpi importanti,
Innanzitutto, appunto, il lavoro sulla fase difensiva. Tutti quei gol che avremmo potuto evitare di prendere ora non li vediamo più.
Io non la vedo come una difficoltà, anzi. Il centrocampo non necessita, come la difesa, di avere automatismi perfetti, e di conoscersi davvero a memoria. In mezzo si può modificare, cambiare di più. E poterlo fare significa avere più soluzioni, che possono mettere anche più in difficoltà gli avversari, ma soprattutto avere la possibilità di forze sempre fresche. Io per esempio, se non gioco due partite quando è il mio turno sono più stimolato e meno stanco. Questo aspetto è importante. Se penso per esempio all’anno scorso, io e Bellemo siamo arrivati alla fine sfiniti...
No, anche per questi motivi. L’anno scorso poteva starci, quest’anno abbiamo più esperienza e più energie.
Per puntare in alto bisogna guardare in basso. Prima occupiamoci della salvezza, poi perché no? Dopo Venezia ci sono altre sette partite, e tanti punti. Le possibilità di riuscirci le abbiamo, ma se ne può parlare solo dopo questa partita.
Adesso che arriva la bella stagione lo farò spesso. Magari con i miei compagni, i più forti sono Mancuso e Baselli, pescatori professionisti. Ma ogni tanto c’è chi si aggrega. È la forza del gruppo, no?
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