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Mercoledì 04 Settembre 2013
Stadi, il Coni per la svolta
«Basta biglietti nominali»
Malagò: «Troppe restrizioni, andare alla partita è impossibile». «Quando vennero introdotti c’era emergenza, ora è diverso»
Più rumorosa del fragore dei vetri rotti: è la polemica che ha fatto seguito al lancio di sassi contro il pullman del Verona, dopo il match disputato all’Olimpico di Roma contro Totti e compagni e che sembra non placarsi.
All’attacco del primo cittadino scaligero, Flavio Tosi («se fosse capitato a Verona l’intera città sarebbe stata messa sotto accusa»), infatti, risponde il sindaco della Capitale, Ignazio Marino, che, assicurando che «non c’è nessuna disputa» tra le due città, spiega come «aggredire il pullman è qualcosa di intollerabile e purtroppo mette un velo opaco su una città ospitale come Roma che accoglie sempre con un sorriso i tantissimi visitatori».
Cambio di rotta
Nella ridda di dichiarazioni - a cui si aggiungono quelle dei sindacati di Polizia che contestano «l’invasione di campo» e «gli attacchi» di Tosi al questore di Roma, Della Rocca, c’è anche quella del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che proprio ieri ha preso posizione contro i biglietti nominativi che regolano l’accesso degli spettatori negli stadi: «tutte queste restrizioni e complessità devono finire», dice il numero uno dello sport italiano.
E la sua riflessione parte proprio dall’episodio di domenica scorsa e, più in generale, da quelli che «non riguardano l’interno dell’impianto». «Fa riflettere la scientificità della questione rileva a margine della presentazione del progetto ’Tremenda voglia di vivere day’, promosso dalla Fondazione Exodus Onlus di don Mazzi-. C’è un’accidentalità che dire imprevedibile è anche poco. Si deve far tesoro di questo. E non può essere che per due persone ci debba essere un’identificazione di un’intera comunità, di un’intera città».
«Bisogna far sì che in un paese civile chi vuole andare allo stadio con suo figlio non debba avere tutte le complessità burocratiche che esistono - aggiunge-. Questo non vuol dire che dobbiamo tornare a non sapere chi entra negli stadi, ma tutte queste restrizioni e complessità devono finire». Compresi i biglietti nominativi introdotti nel 2005. «Si è voluto fare un provvedimento in un momento in cui c’erano oggettivamente molte difficoltà - ricorda il numero uno del Coni -. E, non so se necessariamente, si è passati da un estremo all’altro. Adesso secondo me non può essere che questa regola vada avanti all’infinito».
Occorre ammodernarsi, dando magari impulso alla proposta di legge sugli stadi. «Si sposa in pieno con il mio auspicio che più prima che poi si riesca a chiudere la partita sulla legge sugli impianti», conclude Malagò.
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