Suwarso: «Stadio nuovo, una scuola e volevamo Ramos»

Intervista Lunga intervista con Mirwan Suwarso, il manager a capo dell’operazione indonesiana con il Calcio Como

Ogni volta che si parla con Mirwan Suwarso, il manager a capo dell’operazione indonesiana con il Calcio Como, bisogna allacciarsi le cinture e magari ogni tanto evitare di guardare giù, che si rischiano le vertigini. C’è sempre uno step ulteriore, una nuova idea, un nuovo progetto per una società che sta decollando in tutte le sue componenti, calcistiche e di business. In ogni area ci sono sviluppi, e anche dal punto di vista calcistico non sono mancate le chicche. Pronti? Via!

Mister Suwarso, tra negozi, manager, attività varie pare che il progetto abbia avuto un bella accelerata.

Sì, tutto secondo i programmi. La parte retail si è avviata bene, con l’apertura degli store, ora arriverà un nuovo management per quanto riguarda le property, area di cui fa anche parte lo stadio.

Sono arrivati due manager nuovi, Ryan Shelton e Heidi Dettmer. Cosa fanno?

Per riassumere, diciamo che appena sotto la famiglia Hartono, ci sono io. Poi c’è la parte Retail con a capo James Monjack, la parte calcistica con a capo Dennis Wise, la parte comunicazione con a capo Alex Bell, la parte Property che presto avrà una struttura dedicata. Per fare una battuta, direi che Ryan Shelton si occupa di trovare i soldi e Heidi Dettmer pensa a come spenderli... (ride, ndr). Tornando seri, abbiamo parecchie novità in cantiere.

Dica.

Una App dedicata al Como attraverso la quale si potrà fare tutto, dal pagare i parcheggi all’acquisto dei biglietti, all’ordine per il cibo e le bevande, direttamente gestita da noi. Poi stiamo pensando ad allargare Mozzate.

Di già?

Sì, perché vogliamo davvero riunire tutte le nostre forze calcistiche lì. E dovrà essere un centro anche visibile, con un bell’impatto. Anche perché c’è un altro progetto.

Prego.

Una scuola.

Calcio?

No no, una scuola.

Spieghi meglio.

Vorremmo organizzare un polo didattico dedicato a studenti stranieri, che vengono magari dall’America o dalla Cina o da chissà dove, che vogliono imparare il calcio in Italia sotto tutti gli aspetti, da quelli tecnici al business. E nel contempo che sia una scuola didattica vera e propria.

Parliamo dello stadio, che tutti aspettano?

Prego.

Lei ha parlato genericamente di due anni. Per la partenza del progetto? L’avvio dei lavori?

No, no: io intendevo avere lo stadio nuovo. Lo so che forse sono un po’ ottimista, ma la speranza aiuta a vivere meglio e l’obiettivo ambizioso aiuta a ottenere dei risultati. Nel mio cuore c’è davvero la speranza di avere lo stadio nuovo tra due anni. Anche se so che sarà dura...

In realtà a che punto siamo?

Le quattro società che si stanno occupando della cosa stanno ultimando lo studio di fattibilità. Per questo stanno facendo un sacco di interviste a cittadini e residenti. Io credo che tra novembre e dicembre saremo pronti a presentare qualcosa al sindaco.

Che lei ha incontrato l’altro giorno.

Incontro molto positivo. Abbiamo trovato una persona molto entusiasta e che spinge per il progetto. Su questo tutto ok.

Ci mostrerete un rendering?

Certo, quando sarà pronto sarà nostra premura coinvolgere la cittadinanza. E’ una cosa che interessa tutti, anche chi non va allo stadio. Non c’è motivo per tenere segreti.

I rendering ci sono già?

Posseggo disegni fatti più per divertimento che per progetto, fatti da architetti amici. Ci sono delle idee che cercano di riassumere le esigenze della collocazione e quella della nostra idea. Ma sono dei... giochi. Potreste vedere un giardino sul tetto della tribuna e la collocazione delle aree food. Ma il progetto vero sarà quando avremo fatto collimare tutte le esigenze di Comune, Questura, Prefettura eccetera. Allora sarà un progetto vero.

L’ampliamento di 1000 posti della curva è fattibile?

Siamo arrivati a trovare una soluzione. Dovremmo riuscirci entro il mese di ottobre. Siamo contenti di allargare la capienza per i nostri tifosi. Purtroppo sapete che, dovendo fare uno stadio nuovo, non siamo nelle condizioni di fare progetti troppo grandi o invasivi che sarebbero poi buttati nel cestino.

Per questo lei ha incontrato i tifosi?

Abbiamo fatto quattro chiacchiere per capire da loro quali esigenze ci fossero. Parlare con la gente aiuta. Si è parlato di bagni, di corrimano, di posti disabili che necessitano di un tetto....

Lei ha aperto la sua mail a tutti. Come è andata?

Uh... Le prime settimane sono arrivate circa 300 mail al giorno. Adesso siamo a una decina di missive.

Le leggeva tutte lei, o ha assunto una persona?

Macché assunto... Tutte io. Ho trovato anche tante idee, molti ci ringraziavano, altri facevano proposte. Sono convinto che sia molto più utile una operazione del genere che non dare un mandato a una agenzia di sondaggi.

Parliamo di calcio?

Non è il mio ramo.

Ok ma lei è diventato tifoso...

Tifoso? Non me ne parli. Non riesco nemmeno più a vedere le partite, per quanto soffro.

Che idea si è fatto?

Siamo all’inizio, impossibile giudicare. Penso però che, come idea, il Como come immagine futura dovrà essere un modello di bel gioco, con giocatori attrattivi per tutto il mondo.

A proposito, quest’anno non è arrivato un altro Fabregas...

A parte che Fabregas è ancora con noi, ma posso dirvi che ci abbiamo provato. Abbiamo parlato con tre giocatori: Sergio Ramos, Hazard e Papu Gomez. Poi devono allinearsi i pianeti, per realizzare una cosa del genere. Stavolta non si sono allineati. Ma la discussione c’era, Non ci hanno detto subito di no. Anzi, io personalmente ho parlato con Audero.

Si parla di un allenatore indonesiano qui, a fare uno stage.

Sì, è Kurniawan Dwi Yulianto che giocò nelle giovanili della Sampdoria nel 1993 94, primo indonesiamo a venire a giocare in Italia. Sta facendo un periodo di aggiornamento qui.

Lei è sempre più spesso qui.

Me lo permettono anche le nuove regole, che mi consentono 130 giorni in Italia. Il business sta decollando. Vedete, i nostri proprietari non sono direttamente appassionati di calcio, ma del business, non tanto inteso come fare soldi ma come far intrecciare tutte le diverse aree affinché una società di calcio possa essere sostenibile. Un progetto nuovo per una disciplina dove spesso i massimi dirigenti sono stati dei tifosi e per questo mossi più dall’emozione che dal calcolo. Noi vogliamo trasformare una società di calcio da una azienda per forza in perdita a un business remunerativo.

Ma secondo lei per quanto tempo la famiglia Hartono resterà qui?

Mi verrebbe da dire: per sempre. Ma dipende da... me (ride, ndr). Se riuscirò a far quadrare tutte le attività che abbiamo.

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