Calcio / Como città
Giovedì 01 Ottobre 2020
Como, per adesso ci pensa Gatto
«Ho riprovato la gioia di giocare»
Parla lo strepitoso protagonista della vittoria di Meda contro il Renate
Il Como sta cercando un altro attaccante, un altro bomber. Ma nel frattempo ha trovato lui, Massimiliano Gatto. Strepitoso protagonista della vittoria con il Renate, in meno di novanta minuti ha tolto tutti i dubbi che si portava sulle spalle dall’anno scorso.
Due gol, una partita giocata con tutta la voglia di recuperare il tempo perso, di dimostrare a tutti e soprattutto a sé stesso che puntare su di lui non è stato un errore. «Comincio a vedere la luce, sono felicissimo. Capisco che si potessero avere dubbi su di me, ero arrivato ad averne anch’io dopo un anno così difficile».
La sua patologia, un’infiammazione ossea che non si riusciva a curare, gli ha di fatto impedito l’anno scorso di poter giocare, «e so solo io quello che ho passato, un anno infernale. Perchè facevo fatica anche nella mia vita normale, è stato davvero un tormento».
Le cose stavano decisamente migliorando, era praticamente pronto per rientrare quando il campionato si è interrotto. Ma il Como si è fidato di lui, e ha fatto bene.
«Ho riassaporato la bellezza di giocare, di fare gol. Di fare sul serio», e addirittura di gol avrebbe potuto farne anche di più. In un contesto positivo per tutta la squadra, lui è parso avere anche più voglia degli altri, «e ce ne avevo davvero, ce ne ho ancora tantissima. Ma è stata veramente una grande partita di tutti, l’abbiamo preparata molto bene e gestita altrettanto bene. Nel secondo tempo, in dieci, ci siamo detti di stare un po’ più indietro, ma pronti a sfruttare il contropiede, che è stata poi l’arma vincente».
Banchini gli ha affidato quel ruolo, attaccante esterno, sin dall’inizio del ritiro. «Sì, il mister mi ha posizionato lì e per me va benissimo, mi consente di usare bene le mie caratteristiche, velocità, dribbling, possibilità di mandare in porta i miei compagni».
Ma domenica ha fatto da solo, lui che propriamente bomber non è. «Tre gol il mio massimo stagionale, nella Pro Vercelli. L’ultima rete quasi non me la ricordo più, nei playoff della scorsa stagione con la Pro Vercelli. Ma adesso limiti non me ne pongo», e per il Como è manna dal cielo.
«L’anno di lavoro in più insieme si vede, la partita di Meda ne è stata una dimostrazione. I gol che abbiamo preso sono episodi evitabili, succedeva anche l’anno scorso. Ma stavolta ci abbiamo creduto di più, abbiamo avuto una straordinaria capacità di reagire».
E battere il Renate è già in un certo senso aver vinto uno scontro diretto, non è poco. «Ci siamo tolti un peso, è una grande soddisfazione. Adesso però serve continuità, perchè i risultati delle prime giornate sono sempre particolari, è il dopo che conta. Ma questa vittoria ci ha dato tanti segnali positivi, siamo una squadra più quadrata, più solida. Ed è stata anche la dimostrazione che il lavoro paga, perchè ci siamo davvero allenati tanto e bene».
Sulle sue spalle un numero non banale, la maglia numero dieci. «Non è per caso, certo. Ci tenevo, è una motivazione in più, anche se quest’anno di motivazioni ne ho comunque tantissime. Ringrazio H’Maidat che me l’ha lasciata. Meglio di così questa stagione non poteva cominciare, e pensare che qualche mese fa quasi non riuscivo a camminare. Ancora non mi sembra vero...».
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