Csi e defibrillatori: che si fa?

Dal 1 gennaio i macchinari salva vita dovrebbero essere obbligatori sui campi, pena la sconfitta a tavolino. Ma è in arrivo una proroga

Defibrillatori in campo, il Csi sceglie la linea dura. Chi non sarà in possesso dello strumento salvavita e del personale formato all’utilizzo, da ora in poi, rischierà la sconfitta a tavolino. E vale per tutte le discipline sportive e i campionati organizzati dal Centro Sportivo Italiano. Non è allarme, ma quasi, tra le tante società del Csi: basta infatti una semplice richiesta all’arbitro, da parte della squadra ospitata, di verifica di tutte le condizioni di sicurezza. Se manca un solo requisito – o il defibrillatore, o il personale abilitato – l’arbitro non darà nemmeno inizio all’incontro e la squadra di casa perderà a tavolino. La norma è valida non solo per tutte le singole gare, ma anche nelle gare a concentramento di fine stagione e nelle finali su campo neutro. Una situazione che potrebbe portare scompiglio, perché non tutte le società, specialmente quelle piccole, magari con una sola squadra iscritta ai campionati Csi, sono in regola. Ma, come spesso succede, fatta la legge, a giorni è previsto la deroga. Il comunicato del Csi di Como - ma la questione è identica per tutti comitati locali italiani - parla chiaro: il provvedimento è entrato in vigore l’1 gennaio, ma è attesa nei prossimi giorni, prima della ripresa dell’attività, una comunicazione sullo slittamento dell’entrata delle norme restrittive.

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