Calcio / Como città
Lunedì 02 Maggio 2016
Cuoghi, un’analisi dura
«Niente sfortuna, colpa anche mia»
L’analisi del mister dopo la sconfitta e la retrocessione matematica
Parole precise, mea culpa, intenzioni e rimproveri. Il dopopartita di Stefano Cuoghi nel giorno della retrocessione è un’analisi - dal suo punto di vista, ovviamente - molto precisa della situazione. «Questa partita con la Ternana è stata uno specchio fedele della stagione. Un riassunto preciso di come si sono svolti i fatti. La rimonta immediata degli avversari, le occasioni costruite e sbagliate, e il colpo che punisce anche oltre i demeriti sul campo. È esattamente così che sono andate più o meno sempre le cose. Speriamo che il Como abbia pagato quest’anno tutto quello che doveva pagare dopo un’annata in cui le cose erano andate benissimo».
Però, attenzione. Guai a fraintendere. Non parla di sfortuna mister Cuoghi. «Mai e poi mai sentirete da me quella parola. Che invece ho sentito più volte nelle interviste di chi era qui prima di me. Non voglio parlare degli allenatori che mi hanno preceduto su questa panchina e di quello che è successo prima del mio arrivo. Non c’ero e non mi compete farlo. Però qui non si tratta di sfortuna». La rabbia, dunque, è verso i suoi giocatori? «Oggi sono molto arrabbiato con loro, certo. Ma sono arrabbiato anche con me stesso. Perchè siamo, e ci tengo a sottolineare siamo, retrocessi. Io insieme a loro. Non sono evidentemente riuscito a far capire loro la mia idea di calcio. Io non sono per il 4-3, io sono per l’1-0. Primo non prenderle, chiunque sa che le squadre che vincono sono quelle che prendono meno gol. Per noi questo concetto doveva essere fondamentale, su questo dovevamo progredire. E non l’abbiamo fatto. Le case non si cominciano a costruire dal tetto, ma dalle fondamenta. E noi non l’abbiamo fatto. L’allenatore sono io, quindi la colpa è mia».
Cuoghi dice di aver realmente creduto di potercela fare. Del resto l’inizio a Modena era stato positivo da tutti i punti di vista. «Certo che ci speravo. E ci credevo, non era solo una speranza. Quella partita era stata molto buona, c’era stata una gran voglia di portare a casa il risultato, tanti segnali positivi. Ma il salto non l’abbiamo fatto. Se prendi gol ogni partita non puoi pensare di salvarti. Per questo dico che qui la fortuna non c’entra».
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