Il Como trova una spinta
È quella del tifo virtuale

Iniziativa sul web per confortare il gruppo dopo le lamentele di Gattuso sabato scorso

Lo sfogo di Gattuso sabato scorso ha colpito la tifoseria. Cosa aveva detto Jack? «Lo dico da allenatore ma anche da tifoso: leggere le critiche mi ha fatto male. Bisogna ricordarsi dove eravamo quattro mesi fa, adesso siamo primi in classifica e nessuno se lo sarebbe aspettato. Leggere certe critiche fa male, i giocatori leggono e si demoralizzano. Dopo certe vittorie sono entrato nello spogliatoio e con sorpresa ho visto che i giocatori non avevano nemmeno la forza di esultare sembravano senza forze seduti sulle panche. Per dirvi cosa sta dando questa squadra. Per questo dico che i ragazzi avrebbero bisogno di calore ed entusiasmo e non di critiche. Che nel calcio ci possono stare, io lo so bene, ma il momento è particolare».

E che fosse uno sfogo lo aveva detto chiaramente lui stesso: «Sì, consideratelo un piccolo sfogo, è una cosa che avevo dentro e volevo dirla».

Il problema, come è stato già detto e scritto, sono i social. Se una volta, in uno stadio da 5000 persone, 100 che criticavano non facevano “audience”, così come non la faceva la discussione al tavolino del bar, adesso è cambiato tutto. Una volta contavano i numeri, adesso bastano due messaggi a colpire nel segno. E se c’è chi dice che «dieci che scrivono contro non devono fare notizia», dall’altra diciamo che a fare notizia in questo caso è stato lo sfogo di Gattuso, segno che un problema sotto questo aspetto c’è.

In una piazza, tra l’altro recidiva. Perché siamo un popolo di brontoloni, di insoddisfatti, pronti alla critica facile anche in momenti dove in altre piazze dilagherebbe l’entusiasmo imperante. Como ha, nei tratti del suo carattere, la difficoltà ad esprimere gioia e felicità. Lo si capisce sui social, quando dopo una sconfitta ci sono cento messaggi in più rispetto a quando si vince. In più c’è il sospetto che qualche messaggio sia arrivato direttamente nelle bacheche aperte dei giocatori, arma a doppio taglio della possibilità che oggi il mondo moderno dà ai tifosi di contattare direttamente i propri beniamini. A quel punto, o il giocatore ha una corazza emotiva, o siamo fritti.

Detto questo, una parte della tifoseria, probabilmente voce della stragrande maggioranza, si è mobilitata per far arrivare alla squadra messaggi positivi. In assenza degli spalti e con gli stadi chiusi, come si fa? Dopo lo striscione esposto in curva da qualche partita (“stadio vuoto pieno sostegno”), dopo quello esposto lunedì a Bregnano (“lottare su ogni pallone sino fine stagione”), qualcuno ha voluto sfruttare proprio l’arma dei social, che se può essere così invasiva da un lato, deve esserlo anche dall’altro.

Così su Facebook è nata l’iniziativa di uno storico tifoso, Paolo Corti, vecchia colonna della curva e del Centro Coordinaemnto, che ha lanciato un appello: pubblicare sulla pagina “Quando il Como era il Como”, bar sport virtuale del tifo azzurro, una serie di immagini festose, coinvolgenti, emozionanti, spettacolari, entusiasmanti del tifo azzurro, ripreso in occasione di occasioni storiche, di coreografie colorate, di battimani corali, di sbandierate epocali in maniera da far arrivare alla squadra un messaggio di appoggio di sostegno di condivisione e di incoraggiamento.

Non sappiamo se alla squadra è arrivato questo messaggio e nemmeno sappiamo se potrà fare bene tanto quanto hanno fatto male le critiche. Però, almeno per i tifosi stessi, è stato un promemoria di momenti belli, una carrellata di bellissimi immagini festose, che, oltre che a rinfocolare la nostalgia di quando gli spalti erano aperti, ricorda a tutti il momento importante che stiamo vivendo.

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