Il dubbio del calcio:
«Con un positivo che si fa?»

Soprattutto per le prime squadre, la stagione dilettantistica è ripartita pur se tra incertezze e dilemmi.

Il calcio dilettanti è ripartito, con tanta voglia, ma con un grosso interrogativo sulla testa. Dopo che il nuovo protocollo ha agevolato la ripresa dell’attività, diverse prime squadre hanno iniziato gli allenamenti in vista della nuova stagione, che vedrà il 13 settembre le prime gare di coppa e il 27 l’inizio dei campionati.

Un avvio nel pieno rispetto di tutte le indicazioni riportare nelle 40 pagine del protocollo elaborato dalla Figc, finalizzato al contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Misurazione della febbre, registri, distanziamento, mascherine, pulizia e sanificazione di ambienti e attrezzi. Tutto quello richiesto per la prevenzione: ma cosa fare nel malaugurato caso in cui venga riscontrata una positività al virus?

Dalla sede del comitato lombardo fanno sapere che lo stesso Crl ha richiesto lumi alla Figc: «Ci siamo fatti portavoce anche delle richieste delle società – ha detto il consigliere comasco Lucio Introzzi - per aver risposte dagli organi competenti. Nel frattempo abbiamo comunque riscontrato come in Piemonte e in Veneto la stagione ufficiale sia iniziata senza alcun problema».

Fatto sta che la nuova stagione, anche se nessuno sembra volerlo ammettere, può essere a rischio. Se si dovesse infatti mettere in quarantana per 14 giorni un’intera squadra, o magari due, che ripercussioni si avrebbe sul campionato interessato? È capitato durante la preparazione alla Varesina (formazione d’Eccellenza), ma a metà agosto non c’erano ancora partite in calendario.

Le quasi totalità delle iscrizioni ha confermato di quanto sia forte la voglia di tornare a giocare. Ma non si può nascondere una certa perplessità. «Quello del caso di positività è l’interrogativo principale al quale serve al più presto una risposta – ha commentato il dg del Mariano, Mauro Bernardi-. Io avrei fatto partire solo le prime squadre e poi la scuola. Solo dopo anche il calcio giovanile».

Invece molte società a breve si troveranno a gestire impianti infarciti di squadre, che complicheranno e non poco il rispetto del protocollo. «Per l’attività giovanile – ha detto il dg dell’Arcellasco Andrea Colombo - finché il clima lo permetterà non faremo fare le docce ai nostri ragazzi. Ma questa non può essere una soluzione al problema».

Anche al Lomazzo, già tornato in campo, c’è incertezza sul futuro: «Il protocollo c’è e si può rispettare – ha detto il ds Stefano D’Ulivo -, ma in caso positività cosa dovremo fare?».

Un interrogativo che aspetta una risposta, mentre tutte le squadre stanno tornado in campo.

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