Ludi: «Arrabbiati come i tifosi
E ora ripartire, siamo in testa»

Lo choc dopo la scoppola a Lecco: parla il d.s. biancoblù

Dire che la tifoseria del Como è sotto choc, si rischia di eccedere per difetto. La sconfitta del derby di domenica sera, per 4-0, è stato un secchio di acqua gelata in faccia a chi aveva i bollori da serie B. Ma non è stato solo il problema della sconfitta. Andando oltre i campanilismi e la rabbia dei tifosi, ci sono almeno due temi da monitorare, in questo lunedì da day after.

La squadra è apparsa giù di corda. E per tre indizi che costituiscono una prova. 1. L’ondata Covid può lasciare strascichi anche nel tempo, e certi risultati altalenanti anche altrove ne sono la prova. 2. Si gioca ogni tre giorni e i giocatori di C non sono abituati. 3.Soprattutto Gattuso fa giocare sempre gli stessi, riducendo il turnover, un po’ per indole, un po’ perché quelli arrivati dal mercato, tra infortuni pregressi, e condizione da trovare (Rosseti, Ferrari, Germoni, Bertoncini) sono da gestire. C’è il pericolo che gente come H’Maidat, Iovine, Bellemo, Crescenzi sia in riserva. Le seconde linee devono scaldarsi in fretta per il ricambio. Arrigoni potrebbe essere uno dei primi a scendere in campo per far rifiatare uno dei due della coppia di centro campo un po’ a corto di fiato.

Il Como di Gattuso, fenomenale nei primi due mesi, ha però denunciato un piccolo (?) guaio: se non segna subito, se non indirizza subito la partita in discesa (come ha fatto con Alessandria, Juve, Carrarese, Novara, Livorno) gestendo poi gli spazi che si aprono davanti a sè, poi alla lunga può andare in difficoltà. A Pistoia e a Lecco è successo: tutte e due le volte la palla buona nei primi minuti è arrivata, ma non è andata dentro. E poi le cose si sono complicate. Un aspetto su cui l’allenatore dovrà lavorare. Intanto ieri ha parlato il ds (prossimo dg?) Carlaberto Ludi: «Siamo delusi e arrabbiati quanto i tifosi. Il primo tempo è stato accettabile, se fosse finito in pareggio non ci sarebbe stato nulla da dire. Il problema è stato nel secondo tempo, dopo il secondo gol la squadra si è bloccata, i giocatori sono entrati in trance forse spaventati dal ricordo dell’andata».

La squadra è stanca? «Io credo che il problema della condizione fisica ce lo porteremo fino in fondo, perché quello che è successo prima di Natale lascia il segno. Mentalmente la sosta natalizia ha fatto bene, ma sul piano atletico è stato troppo impattante».

E sul tema dei giocatori che sono in riserva? «Qualcuno ha tirato la carretta tanto, ma faccio l’esempio di H’Maidat: è stanco, ha giocato sempre, ma con la Juve ha deciso la partita, non è facile lasciarlo fuori. E così molti altri. Comunque ci sono i nuovi del mercato che stanno entrando nel meccanismo». La difficoltà quando non si segna subito: «Piuttosto lo siamo stati quando andiamo sotto. Ma a Pontedera abbiamo ribaltato tutto subito. Dipende...»

La morale però non può che essere costruttiva: «Non ho nemmeno letto i giornali, siamo tutti neri. Ma dobbiamo porci come obiettivo di ripartire senza farci condizionare da un risultato negativo, seppure di queste dimensioni. Come? Guardando la classifica e pensando che se finisse adesso il campionato, saremmo in B. E non è la 4a giornata di andata ma la 4a di ritorno».

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