Tavecchio, giù il velo:
«Vivo per il calcio»

L’ex presidente della Figc è sceso definitivamente in campo nella campagna elettorale per la Lombardia.

È sempre più Carlo Tavecchio il candidato forte alla presidente del Comitato Regionale Lombardia della Lnd-Figc, decaduto la scorsa settimana in seguito alle improvvise dimissioni della maggioranza dei consiglieri.

Dimissioni che, tra lo stupore e l’indignazione generale, hanno portato la Lega Nazionale Dilettanti alla nomina di un reggente, Antonello Cattelan.

Reggente che tra le tante cose da fare avrà come prioritaria quella di portare all’assemblea elettiva le società lombarde. Quando? Non si sa ancora. Cattelan ha 90 giorni di tempo, ma Tavecchio e molte società che gli stanno dando appoggio spingono affinché le elezioni per il nuovo consiglio regionale si svolgano regolarmente il 9 gennaio, come deliberato del direttivo uscente il giorno prima della sua caduta.

Sia per dare un governo stabile al nostro movimento in un periodo complicato come quello che si sta attraversando, sia per dare voce e forza di voto alla Lombardia stessa in vista anche delle elezioni della Lnd e della Figc che si terranno il 6 e 22 febbraio. Per far sì che questo accada, si è messo subito in pista il candidato Tavecchio che, dopo essersi presentato con una conferenza stampa lampo, ha aperto la campagna elettorale incontrando le società per illustrare il proprio programma, raccogliendo la preoccupazione diffusa di tanti dirigenti.

Lo ha fatto nei giorni scorsi, anche sulla tribuna di un centro sportivo avvolto nella nebbia, e lo farò ancora in oggi, domani e sabato con altrettanti appuntamenti online.

Incontri ai quali sono stati invitati tutti i presidenti delle società lombarde, con una lettera dove Tavecchio motiva il suo ritorno in campo. Sottolineando per primo l’aspetto sociale: «Vivo il calcio dilettantistico come servitore dello sport da sempre… il calcio vero, quello sociale, quello che tutti voi sostenete con immensi sacrifici, quello che aiuta le famiglie e, non dimentichiamolo, è parte integrante di un sistema economico che aderisce all’apparato di contribuzione sul quale si regge l’intero Paese… quello dove all’arrivo della primavera si cucina, ancora oggi, pentole di pasta perché l’aggregazione sociale è patrimonio della cultura italiana».

Gli altri temi toccati sono ovviamente quelli economici e politici: «Ho visto le Istituzioni di ogni ordine e grado portare alla deriva lo sport dilettantistico sia economicamente che politicamente. La pandemia ha fatto emergere quanto il nostro sport sia considerato un valore aggiunto, non fondamentale, non meritevole di tutela e di considerazione», e dando uno sguardo a quella che prima o poi sarà la ripresa: «Nell’era post pandemia ci vorranno grandi, enormi risorse per rilanciare il nostro calcio e sostenere le Associazioni Sportive Territoriali perché sarà il periodo più complicato della storia italiana dopo il secondo dopo guerra».

Insomma, un Carlo Tavecchio lucido e determinato, anche non sono certo mancati i commenti denigratori soprattutto sui social. Ma c’è un’alternativa? C’è per caso uno degli invocati nuovi e giovani manager? Tavecchio avrà (forse) anche i suoi scheletri nell’armadio, ma al momento - grazie anche al suo passato - sembra l’unico in grado di traghettare il calcio lombardo fuori da questo periodo buio come non mai.

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