La ricetta di Quaglino
«Più pozze d’acqua»

Il neo consigliere: «Ci servirà una visione sempre più ampia in una gestione che non abbia vergogna di copiare i buoni esempi»

Sul lago dorato: Quattro esponenti (tre comaschi - Fabrizio Quaglino, Sara Bertolasi e Alberto Belgeri - e una lecchese, Rosella Scola) nel consiglio federale del canottaggio. Un successo incredibile che, su questa sponda, ci riporta agli anni d’oro (2004-2008) del trio Enzo Molteni-Daniele Gilardoni e Alberto Belgeri stesso.

Uno di quelli che ora porterà alta la bandiera del Lario (e della Lario, intesa come Canottieri) sarà Fabrizio Quaglino, presidente del Comitato regionale della Lambardia, una delle culle del movimento.

Sensazioni, Quaglino, dopo gli 84 voti (non pochi) messi assieme?

Cambia poco. Perché per chi è abituato a livello federale, che sia per il regionale o per il nazionale la sostanza è identica: pensare nell’ottica del movimento nel suo complesso. E io questo “vocazione” la sento dal 2017.

Dicono conti molto di più un presidente di Comitato (se poi è la Lombardia...) di un consigliere federale. D’accordo?

Conta chi fa. E chi costruisce. Io sono ragazzo di bottega e ne so qualcosa.

Si spieghi meglio..

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Il ruolo di ragazzo di bottega mi piace un sacco e mi si addice. Alla fine è quello più preparato, perché deve sempre saper rispondere al cliente ed essere capace di gestire qualsiasi tipo di situazione. Arrivo a dire che spesso è più importante del titolare.

Un concetto che le deriva da?

Dalla mia esperienza con la subacquea.Un mondo che ancora mi appartiene e nel quale ho cominciato.

Che tipo di incarico si aspetta?

Di primo acchito mi viene da pensare a quello più vicino alla mia professione, e quindi una gestione delle risorse e il controllo amministrativo. Grazie all’esperienza acquisita sul campo con il Centro Remiero di Pusiano penso di poter dare qualcosa anche sotto l’aspetto dell’impiantistica. Diciamo che ho accumulato l’esperienza giusta per muovermi in diversi ambiti.

Dipenderà tutto dalle decisioni del presidente Giuseppe Abbagnale.

Come è giusto che sia. Dai macro problemi alle piccole cose, conterà anche l’esperienza accumulato nella sue due gestioni precedenti. Mi viene in mente uno di quegli incarichi che ora vanno per la maggiore a livello governativo, e cioè il ministero per i rapporti con le Regioni. Anche noi avremo bisogno di una figura che si rapporti sempre di più con i territori e con la base.

Si parlerà la stessa lingua all’interno del consiglio o teme incomprensioni?

Sono certo che si lavorerà all’unisono per il bene del movimento. Per tutti l’obiettivo sarà quello di alzare l’asticella, compiendo solo passi in avanti. Parleremo la stessa lingua, non ho dubbi, pur mantenendo e salvaguardando le sensibilità di ognuno, anche se differenti tra loro.

Ha destato quantomeno curiosità la sua dichiarazione sul fatto che i risultati contino sì, ma fino a un certo punto. Ne è certo?

Noto in voi lo stesso stupore letto negli occhi del presidente federale e del direttore tecnico. Non ci piove sul fatto che i risultati ottenuti da questa Federazione siano oltremodo eccellente. Il problema, al limite, sarà ora, perché ci toccherà quantomeno confermare questi altissimi livelli. Il punto al quale mi riferivo io era il fatto che dovremo essere contemporaneamente capaci di costruire, ringiovanire e arricchire la nostra realtà.

Una provocazione, la sua?

Assolutamente no. Un dato di fatto. Dovremo lavorare per mantenere e incrementare la visibilità del movimento. Una disciplina che non ho problemi ad affiancare alla scherma, per il numero di allori raccolti a livello internazionale e olimpico. Una presenza costante nel tempo e nella manifestazioni. E come visibilità si può fare riferimento al rugby, ad esempio, che in questi anni ha saputo investire parecchi ottenendo consensi.

Come si fa a uscire dal canottaggio disciplina in voga (e ci perdoni il gioco di parole) ogni 4 anni, dove tutti con le Olimpiadi diventiamo esperti di?

A parte che noi riusciamo a lasciare il segno anche agli Europei e ai Mondiali, dobbiamo continuare a inseguire il salto di qualità. Al vertice e alla base. Un po’ come accade da noi in Lombardia, dove abbiamo gli impianti migliori, il 40% degli atleti della Nazionale e un vivaio d’eccellenza. Dobbiamo fare dell’Italia, insomma, una grande Lombardia.

Qual è il segreto?

L’entusiasmo di società e praticanti. Prendete la Canottieri Menaggio: s’allena al Lago dei Piani, ma ogni anno sforna campioni. E sull’altro ramo del Lario alla Canottieri Moto Guzzi Giuseppe Moioli, 93 anni, da dove comincia? Da uno specchio d’acqua di 300, massimo 500 metri.

Ci sta dicendo che vi serve?

Che ci serviranno tante pozze d’acqua per trasmettere il nostro messaggio. Dove portarci plessi scolastici e società limitrofi per fare gruppo. Ci servirà una visione sempre più ampia in una gestione che non abbia vergogna di copiare i buoni esempi.

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