Sport / Cantù - Mariano
Sabato 08 Agosto 2020
«Cantù, storia luminosa
È un dovere onorarla»
Intervista con James Woodard, il più atteso tra i nuovi americani di Cantù.
Detto che di Maarty Leunen e di Jaime Smith si sa ormai tutto per via del loro passato canturino - chi c’è rimasto più a lungo come il primo, chi per un periodo più breve come il secondo - non c’è dubbio che tra i nuovi americani sbarcati a Cantù, un giocatore particolarmente atteso dai tifosi sia James Woodard, se non altro perché è destinato a rappresentare il principale punto di riferimento offensivo della squadra biancoblù.
Uno scorer che ha già fatto la sua bella gavetta in Europa girando quattro diversi Paesi prima di approdare in Brianza e dunque nel campionato di più alto livello nel quale si sia mai cimentato.
Nato il 24 gennaio 1994 a Oklahoma City e cresciuto nella piccola Arcadia, sempre in Oklahoma, l’esterno di 1.91 d’altezza - tiratore mancino - è reduce da un’importante stagione europea con la maglia della compagine tedesca del Medi Bayreuth (13 punti, 3.7 rimbalzi e 2.9 assist di media in 28’), con cui ha preso parte alla scorsa edizione della Fiba Europe Cup.
Intanto, una curiosità: come trascorre queste sue giornate in appartamento dovendo osservare la quarantena dopo il suo arrivo dagli Stati Uniti?
Sto con mia moglie a guardare Netflix e cerco di tenermi in forma seguendo un programma di allenamenti molto dettagliato.
Guardia ok, ma qual è la sua principale caratteristica? Insomma, qual è l’aspetto in cui si sente più forte?
La mia caratteristica principale ritengo essere l’abilità al tiro.
E con la difesa come siamo messi?
Nella metà campo difensiva mi sento forte e mi impegno molto perché sono un giocatore competitivo e inoltre ritengo che la difesa faccia vincere i campionati.
Il debutto europeo in Francia cosa ha aggiunto alla sua pallacanestro?
Ho acquisito molta conoscenza e comprensione del basket europeo. È stata un’ottima esperienza per me, formativa. Quanto al club, Rouen, con loro mi sono trovato bene perché c’era una buona organizzazione.
In Lituania ha giocato in una nazione in cui il basket è religione. Cosa l’ha più colpita?
Sono stato rapito proprio dalla cultura dei tifosi: il basket è per loro davvero come una religione. Anche la lega lituana mi ha impressionato, ho trovato una competitività molto alta e con squadre davvero attrezzate.
Della Macedonia quale ricordo conserva?
Senza dubbio quello legato alla vittoria del campionato... Il mio primissimo titolo in Europa, non lo scorderò mai.
In Germania, l’anno scorso, la sua definitiva affermazione in Europa?
La scorsa stagione in effetti è stata positiva per me, a livello individuale intendo, ma non eccezionale. Dico questo perché so che avrei potuto dare ancora di più. Del resto, sono un giocatore che non si accontenta mai. Con Cantù, infatti, ho intenzione di migliorare ancora: il mio obiettivo è quello di dare alla squadra un apporto costante e sempre significativo
.
Appunto, ora Cantù: un punto d’arrivo o come per tanti altri americani, un trampolino di lancio?
Vedo Cantù come un grande club, con una tradizione ricca di successi e gloria. Inoltre, è un bel posto dove stare. Sono certo che in futuro io e i miei compagni ricorderemo Cantù per essere stata un’ottima tappa nelle nostre carriere.
Cosa si aspetta da questa esperienza in un campionato importante come quello italiano e in un club storico come quello canturino?
Con la storia luminosa di Cantù, sarà nostro dovere provare a fare qualcosa di speciale, onorando il passato di questo club. L’alto livello del campionato italiano sarà una grande occasione per me, per diventare un giocatore migliore.
Da lei i tifosi si aspettano tanti punti...
Immagino che dovrò tenerlo a mente (ride)...
Ma vincere sarà sempre la mia priorità, non penso mai al mio score personale, bensì al risultato del gruppo.
Sposato, diceva?
Sì, sono sposato da un anno con la mia bellissima moglie, Emily Woodard. Stiamo insieme da quasi sette anni.
Passioni? Hobby? Cibi preferiti?
Mi piace giocare alla PlayStation, giocare a golf e sperimentare cucine diverse. Provare cibi nuovi e diversi tra loro è sempre stata una cosa che mi ha incuriosito. Ma il mio piatto preferito resta un normalissimo cheeseburger con la pancetta, una cosa semplice, poco ricercata, ma molto gustosa.
C’è una città italiana che più d’altre vorrebbe tanto visitare?
Ho sempre desiderato recarmi a Roma e a Milano. Adesso sono a soli trenta chilometri da quest’ultima, quindi, appena mi sarà possibile, lo farò sicuramente.
La squadra per cui fa il tifo in Nba e il suo giocatore preferito?
Il mio cuore si divide a metà tra i Sixers e i Thunder: Philadelphia perché il mio giocatore preferito di tutti i tempi è Allen Iverson e Okc perché è da lì che provengo. Aggiungo che secondo me il più forte di sempre, oltre ad Allen Iverson, è anche Michael Jordan.
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