Castelnovo, l’oro speciale
«Io alla Lario sto bene»

Il successo alle Olimpiadi giovanili era il successo che mancava nella bacheca della società

Nicolas Castelnovo è nato a Lecco il 26 gennaio 2000 ed abita a Mandello. Ha iniziato a remare alla Moto Guzzi nel 2015 e due anni dopo è passato alla Lario, che ha compiuto 130 anni..

Il 2018 è l’anno del suo grande exploit con un fantastico tris: il titolo europeo e il bronzo mondiale in quattro senza junior, completato con l’oro ai Giochi Olimpici Giovanili in due senza. Nel suo palmares anche 6 titoli italiani.

Hai lasciato la Moto Guzzi, canottieri ricca di tante glorie remiere e per di più a due passi da casa, per venire a Como alla Lario. Perché?

Sono quelle decisioni che si prendono per inseguire un sogno. Alla Moto Guzzi, dove ho iniziato a remare, ho vinto il mio primo titolo italiano nella categoria Ragazzi in quattro senza, quindi devo molto alla mia società di origine. Nel 2017, però, eravamo rimasti solo in tre e non vedevo prospettive immediate per il mio percorso di crescita.

Quindi?

Ho pensato subito alla Lario, dove c’erano Roberto Gerosa e Ivan Galimberti con i quali facevo parte della squadra della Lombardia al Tera, la gara delle regioni alpine. Siamo diventati amici e compagni di tante avventure in questo sport. È stato così che tramite loro sono arrivato a Como.

Come sei stato accolto?

Benissimo. Anzi, sono stato subito inserito su una barca competitiva pronta per gareggiare a Pisa al campionato italiano di gran fondo. Ero molto contento della fiducia che sin dall’inizio allenatori e dirigenti riponevano su di me. I primi risultati alla Lario sono arrivati nel 2017 , con una partecipazione al campionato europeo Junior in otto e la medaglia d’argento ai campionati italiani in quattro senza. Quell’anno sono stato seguito principalmente da Jaro Rocek al Centro Remiero Lago di Pusiano e si curava di me anche Stefano Fraquelli, quando non era a Sabaudia ad allenare il gruppo olimpico femminile.

Cosa hai provato quando sei entrato per la prima volta nella sede della Lario?

Sono stato molto colpito dall’ambiente. Una sede bella, grande, luminosa, ricca di coppe e di trofei, ben arredata e funzionale. Una canottieri molto più grande rispetto a quella da dove venivo, che mi ha aperto spazi ai quali non ero abituato e che mi hanno fatto sentire a mio agio. La prima impressione non è mai cambiata, anzi poi mi sono reso conto anche dell’organizzazione societaria.

In che senso?

Voglio dire che sin dall’inizio alle gare ero seguito da tutti gli allenatori, perché la partecipazione alle regate è sistematicamente organizzata in modo che tecnici e accompagnatori riescono ad assistere tutti gli atleti sul campo di gara.

Ciò influisce sulle prestazioni?

Sicuramente. Ci si sente al sicuro. Ricordo da junior che le avventure più belle le ho vissute in trasferta con i miei compagni, dove oltre che ad ottenere buoni risultati ci divertivamo davvero tantissimo.

Fino a un 2018 da incorniciare

È stato un anno strepitoso. Sono riuscito ad ottenere un titolo italiano junior, un oro europeo, un bronzo mondiale e la ciliegina sulla torta è stata l’Olimpiade Giovanile a Buenos Aires. Con quest’ultima affermazione ho portato alla Lario e in Italia il primo oro olimpico giovanile nel canottaggio. A ripensarci, anche se son passati ormai tre anni, rivivo quei momenti e ne vado molto fiero.

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