Centi: «La sfida col Milan
il mio ricordo più bello»
Molto interessante il suo dialogo con i tifosi sul canale tematico della società, Comotv.
Giancarlo Centi e il Como, un rapporto d’amore, come lui stesso racconta nel suo dialogo con i tifosi sul canale tematico della società, Comotv. L’ex capitano, che tuttora resta il giocatore che ha indossato più volte la maglia del Como in tutta la storia, racconta «l’emozione che ogni giorno mi dà voglia di dare ancora di più, di fare ancora meglio, di ridonare al Como tutto quello che mi ha dato».
E si aprono tante pagine di ricordi, «a partita che ricordo con più gioia è quella con il Milan, quando noi ci salvammo e il Milan vinse lo scudetto, un Sinigaglia pieno così io non l’ho mai più visto», e la pagina che più di tutte invece vorrebbe dimenticare, da calciatore, «la mia ultima gara, lo spareggio di Cesena con il Venezia, io quell’anno non volevo nemmeno più giocare, perchè non sopportavo più perdere, mi pesava troppo. Lavoravo già con il settore giovanile, ma avevo fatto una promessa a Bersellini di aiutarlo se avesse avuto bisogno...».
E poi i ricordi dei compagni, «il più forte? Per amicizia dico Matteoli, ma ho avuto compagni fortissimi in ogni ruolo. Io ero lì di contorno, ma servivo a loro per fare quello che facevano...». I ricordi di allenatore in prima squadra, la salvezza conquistata all’ultimo istante a Fiorenzuola, «grandissima emozione, ricordo l’abbraccio con Galia che era in panchina con me a fine partita, i tifosi dietro la panchina che erano sicuri che ce l’avremmo fatta... alla fine il grande lavoro fu soprattutto mentale, e credo che anche da lì sia partita la costruzione del Como vincente di quegli anni».
Da dirigente, memorabile la sua arringa di fronte al rappresentante della Essien mentre la situazione andava a picco, «non è da me agire così, l’ho fatto per tutelare tutte le persone che lavoravano nel settore giovanile e non prendevano soldi. Che brutto periodo, e pensare che stavamo cominciando a raccogliere ottimi frutti con i nostri ragazzi dopo quattro-cinque anni di lavoro ricominciato con Porro. Eravamo la seconda miglior società di Lega Pro, con lo scudetto degli Allievi e le altre squadre in finale...». Più o meno il tempo che potrebbe servire oggi, «l’importante è dare continuità. Questa società dà garanzie, oltre ad avere disponibilità economica ha la voglia di muoversi per piccoli passi, e questo è più importante dei soldi. La serie A? Le potenzialità per arrivarci ci sono, me lo auguro».
Intanto, uno sguardo al passato non fa mai male, come il segno distintivo delle scarpette nere. «Sì, ormai da una ventina d’anni almeno fino ai Giovanissimi chiediamo ai ragazzi di indossare solo scarpette nere, come una volta. Un segno distintivo, che ai ragazzi piace».
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