Balla balla Ballerini: «Ma quali vacanze? Io sono già in sella»

Abbiamo pedalato con il ciclista professionista di Cantù, un’intervista video che andrà sul nostro sito

Questa è un’intervista particolare. Un’intervista realizzata al ciclista professionista Davide Ballerini... pedalando con lui. L’idea era di realizzare una intervista video che andrà in scena nei prossimi giorni sul nostro sito, una versione ai pedali di “Quatar pass”, dialoghi itineranti che hanno già visto protagonisti diversi sportivi (oggi sarà la volta di Sacchetti). Dunque eccoci sulla salita che porta al Bisbino, l’intervistatore su una mountain bike con pedalata assistita (con il fiatone veniva male...), Davide con la sua S-Works e la divisa invernale della sua squadra. Ancora una volta lustrandoci gli occhi e il cuore grazie alle possibilità che regala il ciclismo: provate voi a fare una intervista a Barella o a Hamilton mentre si allenano. Dura eh...? «Sei sicuro di farcela? - ride Davide -. Va beh dai c’è il trucco: con la pedelata elettrica sono capaci tutti...». Già.

Scusa Davide, ma cosa fai qui? Niente vacanze?

Macché vacanze. Sono già settimane che mi alleno, e adesso andiamo in ritiro in Spagna.

Ci si immagina sempre gli sportivi spaparanzati su una spiaggia esotica. Specie voi, che di fatica ne fate tanta...

Beh, è stato un fine stagione particolare. Mi sono sottoposto a un piccolo intervento per le tonsille. Sono stato a riposo e dunque me ne sono rimasto a casa. E ne ho approfittato per iniziare da solo. Qui non ti aspetta nessuno, i belgi battono duro anche durante la pausa. Non ci si può distrarre.

Dai un voto alla tua stagione.

Sei e mezzo? Due vittorie, un bel lavoro di squadra.

Appunto, la squadra. La Quick Step tramanda un sentimento particolare, con quel soprannome, Wolfpack, che fa tanto gruppo. Branco di lupi.

Il mio sogno era venire a correre per questa squadra, che da lontano vedevo perfetta per le mie caratteristiche, specialista delle classiche del Nord. E poi si respira davvero un spirito di unità speciale, mi piace. Sono in scadenza, vorrei rinnovare.

Già che ci siamo: in squadra hai avuto in questi anni tre big come Cavendish, Evenepoel, Alaphlippe. Ce li racconti?

Con Mark abbiamo lavorato tanto insieme per creare le condizioni ideali per vincere le volate, al Tour e al Giro. Avere i suoi ringraziamenti pubblici, i suoi abbracci dopo le sue vittorie, sono stati una ricompensa importante.

Evenepoel? Visto che sei di questa zona, ha mai parlato con te della caduta al Lombardia?

No. Non credo che sia facile tornarci su, visto quello che ha rischiato. Se lo ha dimenticato? Per me non è facile cancellare un incidente del genere. E pensare che eravamo transitati in quel punto in allenamento e avevamo parlato della pericolosità di quel tratto. Ma ora è tornato lui, dalla Vuelta in poi. Un fenomeno.

Infine Alaphilippe.

Lui oltre che in sella, è un fenomeno anche nel fare gruppo. Una volta, all’inizio della mia esperienza con lui, lo trovai la mattina di una corsa al tavolo della colazione che suonava la batteria con tazze e bicchieri. Mago a stemperare la tensione.

Hai ancora il poster di Ballerini (l’ex ct della Nazionale che si chiama come lui, pur senza parentela, ndr) mentre trionfa alla Roubaix?

Certo. E chi lo stacca?

E tu sogni sempre di vincere quella corsa?

La Roubaix è sempre stato il sogno della mia vita. Certo, bisogna arrivarci in forma.

E tu nelle ultime due stagioni non lo eri.

Mah, non è che stessi male, ma un anno fu spostata da primavera all’autunno e la forma può sempre cambiare, e un’altra volta abbiamo corso in condizioni davvero disastrose, pioggia e fango, e io ero reduce da una caduta al mondiale dove avevo rimediato un frattura alla vertebra senza nemmeno saperlo. Però è una corsa fantastica.

Che fa Ballerini giù dalla sella?

Sono un tipo tranquillo. Il ciclismo mi assorbe completamente, dunque c’è spazio per poco altro. Confesso che sono un giocatore seriale di playstation, specie con gli sport del motore.

E tanti piloti, anche della zona, sono appassionati di ciclismo e ti seguono in allenamento. Corti Cerutti, Porro, Alesandro Re... Chi è il più forte?

Forse Porro. Si allena tanto. Ma anche gli atri vanno forte. Bello allenarsi con loro.

L’incidente di Rebellin cosa ti suggerisce?

Che facciamo uno sport pericoloso, e che i rischi che corriamo in allenamento non sono nemmeno paragonabili a quelli che corriamo in corsa. Anche a me è capitato di andare contro una macchina, sulla Regina, per colpa di una persona che ha fatto inversione a U. Tutti dicono”facciamo qualcosa”, ma cosa? L’unica sarebbe fare un impianto di ciclabili davvero importante, ma non mi sembra che tiri questa aria.

Lo senti l’astio degli automobilisti?

A volte noi ci mettiamo del nostro, ma certo la vita è più stressante, più frenetica, con mezzi sempre più scattanti, la gente pensa di essere sempre in ritardo anche se non lo è.

Che si fa, torniamo indietro?

Ti conviene,ti vedo un po’ affaticato. In discesa è meglio.

Piano però, eh...

Ok...

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