Fruscii, musica, applausi. La gioia di Fancellu e Fortunato all’ospedale

I rumori del Lombardia che ti restano nel cuore. Il comasco competitivo, l’erbese caduto male

Il Lombardia è anche una questione di rumori. Quelli che in tv non si sentono, quelli che ti restano nel cuore. Il rumore del Lombardia è una colonna sonora che rimbomba nella mente e ti fa venire la pelle d’oca. È il fruscìo delle ruote del gruppo che taglia l’aria come un aliante; è la musica dance suonata a tutto volume nella zona partenza arrivo, che accompagna le immagini della corsa su maxi schermo, e i corridori non sono più atleti ma un gruppo di ballerini che danzano in sella in una alchimia strana ma emozionante e coinvolgente; è il boato della gente quando, naso all’insu dietro le transenne della zona di arrivo, vede sullo schermo Nibali accodarsi ai primi, o quello di delusione quando lo vede perdere terreno sul Civiglio; il gridolino eccitato quando vede lo scatto di Pogacar; il suono della campanella per indicare ai corridori che inizia un altro giro del circuito, l’ultimo, che è un rumore solenne; il rumore dell’elicottero che vola basso e arriva sulla città seguendo i corridori, ta-ta-ta-ta, che sembra una scena di Apocalypse Now; il battimani che sale come un’ondata al passaggio di ogni corridore; l’esplosione di urla allo sprint finale. Tutto questo in tv non si sente. Per questo il Lombardia va visto dal vero, sulla strada, anche se si rischia di perdere il senso della corsa, anche se stare sul divano è più comodo. E rischiano, dal divano, di finire nel dimenticatoio anche le storie dei nostri ciclisti.

Alessandro Fancellu, di Binago, della Eolo, ha fatto una corsa da protagonista: ha imboccato la prima San Fermo nel gruppone dei migliori, sentendo l’emozione della gente. «Sono soddisfatto, almeno in parte. È stato bello essere lì con i big, nell’eccitazione dei tifosi. Peccato che poi sulla Civiglio abbia perso contatto. Ma sto bene e adesso vado in Veneto a correre le ultime due corse della stagione fiducioso. Siamo andati davvero forte, non è stato facile». La squadra gli fa i complimenti a forza di pacche sulla spalla.

A Lorenzo Fortunato, invece, bolognese trapiantato a Erba, è andata male. Caduto nel breve tratto di discesa della bergamasca (passato su una borraccia) ha battuto spalla e zigomo. È stato portato all’ospedale di Lecco. Pare senza fratture.
N. Nen.

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