Orrico, mascherina in tasca
e in sella: «È bello pedalare»

La ripresa dell’attività su strada per il professionista comasco

«Ho ripreso a fare il mio lavoro e lo faccio con piacere. In fondo, ho la fortuna di fare ciò che più mi piace. Sono un privilegiato». Il 4 maggio, puntuale come il più consumato degli orologi svizzeri, Davide Orrico è saltato in sella alla sua bicicletta. L’ha fatto un po’ «per puro piacere», un po’ per iniziare a sciogliere quei due chili e mezzo di peso acquisiti nel corso del lockdown «nonostante l’attività svolta regolarmente a casa».

Di obiettivi, al momento, non ce ne sono. «Ciclisticamente – racconta il professionista comasco – è come se fosse un nuovo inverno. Dopo le settimane di reclusione forzata in casa, sono uscito davvero con entusiasmo, godendomi la vista da Menaggio e il lago a Lenno, per esempio. Tra qualche settimana, quando si capirà bene quale saranno i programmi futuri, si potrà iniziare a programmare qualcosa di serio. Per il momento mi gusto queste uscite, pedalando nei posti che mi piacciono di più». Il suo 2020, peraltro, era iniziato bene. «Tantissimo allenamento» nel corso dell’ultimo inverno per entrare subito in condizione, le prime corse a Rodi («Sono partito veramente forte, una delle migliori partenze stagionali ch’io abbia mai fatto», racconta) e la volontà di passare dall’Austria, sede della sua squadra e dei suoi allenamenti di gruppo, alla Francia per le prime gare importanti («Il Giro di Normandia era sicuramente adatto a me», prosegue). Peccato, però, che nel mentre sia arrivato il coronavirus a sconvolgere la vita di tutti noi e, di conseguenza, anche quella dei corridori di professione.

Ritorno

«Quando in Italia hanno iniziato a chiudere tutto io ero ancora in Austria. Sono tornato a casa una settimana dopo l’inizio delle restrizioni ed è stato come passare dal giorno alla notte. La sera prima di partire ho cenato con i con i miei compagni al ristorante: la sala era piena, eravamo tutti vicini e non c’erano mascherine».

L’indomani, passato il confine, il mondo era come cambiato. «In autostrada non c’era quasi nessuno. Le strade attorno a casa erano deserte. Siccome leggo i giornali tutti i giorni ero preparato a cosa avrei trovato a Como; mai, però, avrei pensato a un blocco così totale», sottolinea Orrico. Da quel momento in poi, la vita da “pro” s’è trasferita sui rulli. «A casa eravamo io, mia moglie Nadia e il nostro cane. Mi sono organizzato per provare a mantenermi in forma, lavorando sui rulli al mattino per almeno un’ora, un’ora e un quarto, facendo un po’ di esercizio a corpo libero e tornando un po’ sui rulli anche al pomeriggio. Con tutta la buona volontà, però, i rulli sono un’altra cosa rispetto all’allenamento su strada. L’idea era quella di provare a mantenere la condizione. Chiaro, però, che non è semplice farlo, anzi».

Settimane tra ventilatori per creare un po’ d’aria, sudate a non finire e il monitor davanti con il quale ogni tanto interfacciarsi a distanza con i compagni di squadra, poi il via libera, seppur con tutte le accortezze del caso, arrivato nei giorni scorsi. «Ho visto tantissimi appassionati in giro in bicicletta. E’ un po’ come se fosse sempre domenica. Alcuni, però, non rispettano nemmeno le più elementari regole, viaggiando addirittura in gruppetto come si è sempre fatto. E’ ovvio che poi la gente si arrabbi. Io sto uscendo da solo, ho la mascherina con me per quando mi fermo e tengo le necessarie distanze. Così, peraltro, dovrebbero fare tutti».

Lavoro

Ancorché il calendario, passo dopo passo, inizi a delineare le principali corse del prossimo futuro, pianificare il domani è affare assai complesso. «Prima di luglio-agosto non ci sarà nulla. So che in Austria c’è l’ipotesi di partire a metà luglio, ma è tutto ancora da definite. Mi ripeto: è come se fosse inverno per noi, ancorché una base su cui contare ci sia già», conclude Orrico.

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