Saligari, il figlio d’arte, cuore Energy
«I miei volevano farmi giocare a basket»
Lo Juniores, rampollo del “Commissario”, resterà un altro anno ad Albese
La sua prima vittoria tra gli Juniores, in Svizzera a fine agosto nella Giubiasco-Carena a cronometro, è stato il sigillo più bello su una stagione nient’affatto semplice per tutti e rappresenta idealmente il punto di partenza verso un 2021 tutto da scrivere in sella a una bicicletta.
Ecco perché Giacomo Saligari, corridore dell’Energy Team di Albese con Cassano, pensa già a quello che sarà l’anno che verrà, mettendo nel cassetto il 2020 appena concluso con l’aspettativa che al secondo anno in categoria per lui sarà tutto più semplice.
Tra didattica a distanza (è iscritto al liceo scientifico sportivo) e qualche sgambata per non perdere la forma in mountain bike, Saligari risponde «certamente» a chi gli chiede se l’Energy Team sarà ancora la sua squadra.
«Prima dell’inizio della seconda stagione da Allievo – ricorda – il presidente Rocco Pisano è venuto a casa mia per capire cosa avessi intenzione di fare. Mi ha presentato il suo progetto e siamo rimasti che ci saremmo sentiti durante la stagione, senza prendere ulteriori accordi. Sapevo che squadra fosse, perché conosco i gemelli Galimberti, che correvano proprio per la società. In più, Albese con Cassano è vicino a Giussano, dove vivo. Così è nato tutto».
Il suo, checché se ne dica, non è un cognome qualsiasi. Giacomo, infatti, è figlio di quel Marco Saligari già apprezzato professionista a cavallo tra anni 80 e 90 e ora commentatore televisivo. «Capita, ovviamente, che prima della partenza il mio cognome sia riconosciuto - continua il giovane -. Dopo tre anni che corro, però, ho imparato a conviverci. Non mi faccio troppi problemi, né sento chissà quale pressione su di me», prosegue.
La bicicletta, e come potrebbe essere altrimenti, è sempre stata di casa. Mamma e papà, però, hanno cercato in tutti i modi di dirottare l’attenzione del loro figliolo verso altri sport. Alla fine, però, l’amore per il pedale ha prevalso.
«La mia – ricorda Saligari - è una storia curiosa. I miei hanno provato di tutto per tenermi lontano dalla bici, ma alla fine ci sono arrivato da solo. Ho giocato a basket, mi hanno portato in piscina, però per la bicicletta era già stato amore a prima vista. Fin da piccolo uscivo con mio papà, ma alle competizioni ci sono arrivato tardi, soltanto al secondo anno da Esordiente. Quando uscivo con lui era un piacere, non un peso. Prima di tutto, oggi come allora, viene il divertimento».
Pensando all’anno che verrà, fare progetti è complesso, non fosse altro per l’emergenza Covid-19 in cui stiamo nuovamente piombando.
«Innanzitutto spero che la stagione riprenda da subito, senza le difficoltà affrontate quest’anno. A quel punto, e senza pressioni, proverò a cogliere qualche risultato»
Il sogno, ovviamente, è arrivare al professionismo: «Di sicuro rimane quello, il professionismo è un obiettivo», afferma sapendo che lo stesso non possa essere l’unica strada. «Su migliaia di ragazzi che affrontano le categorie giovanili, pochissimi riescono poi a fare questo lavoro. Non è scontato poter correre. Ecco perché mi piacerebbe quantomeno rimanere in questo mondo, se non riuscissi come corridore magari come dirigente, o anche come preparatore», conclude Saligari.
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