Venticinque anni senza Casartelli
Ma l’Olimpiade emozionò Albese

Il 18 luglio 1995 moriva sulle strade del Tour il giovane campione comasco

Partire da dove il sogno s’è infranto, ossia da quel tragico epilogo rimasto indelebilmente impresso nella mente di chi l’ha vissuto praticamente in diretta, metterebbe quasi in ombra tutto ciò che è stato prima. Ecco perché, nel 25° anniversario della tragica morte di Fabio Casartelli sulle strade del Tori de France, il pensiero di tutti gli appassionati del pedale non può che andare all’impresa che, poco meno di tre anni prima di quella rovinosa caduta al Tour de France 1995, l’ha consegnato per sempre alla storia del ciclismo.

Era il 2 agosto 1992 quando, a sorpresa ma poi non troppo per chi lo conosceva davvero, Casartelli vinse la prova in linea alle Olimpiadi di Barcellona. Un successo incredibile, frutto di un finale tutto grinta a portarlo pedata dopo pedalata sotto il traguardo, solo davanti a tutti. Per i fortunati che erano lì, in Spagna, gli abbracci del fine gara rimandano a lacrime di gioia che descrivere a parole sarebbe assai complesso; per coloro che, invece, alla corsa hanno assistito dal divano di casa, oppure davanti al maxi schermo allestito per l’occasione, la mente riporta subito all’irrefrenabile desiderio di festeggiare degnamente il ritorno del campione.

Non capita frequentemente, del resto, che un paese di 4mila anime abbia un oro olimpico da coccolare; per Albese con Cassano, quella di Casartelli fu addirittura la seconda, considerando però che la precedente, vinta da Paolo Pedretti, era datata 1932, vale a dire sessant’anni prima, non uno scherzo.

L’arrivo di Fabio a casa, tra la sua gente, fu trionfale. Mani alzate al cielo da un’auto decappottata, centinaia di compaesani – e non solo – ad applaudire. Baci, abbracci, qualche lacrimuccia qua e là e un sorriso, oltremodo coinvolgente, a testimonianza della soddisfazione del momento. Una serata ancor più appassionata, al parco comunale, tra magliette stampate per l’occasione, strade addobbate e la sensazione di essere nel pieno di un’emozione unica, irripetibile, destinata a non sbiadire mai. Sguardi ammirati, giovani e meno giovani alla ricerca di un autografo, fotografie a immortalare quegli attimi. Si stava facendo la storia, e chiunque aveva voglia di esserne parte.

Di tutto questo, ad Albese con Cassano, c’è ancora molto. C’è un centro civico che porta il nome di Fabio, una piazza dedicata agli Olimpionici Albesini, un monumento in suo ricordo “gemello” di quello realizzato al Portet d’Aspet. C’è la Fondazione che da allora ne ricorda la memoria, ci sono le maglie con i cinque cerchi, o le foto, a ricordare il giorno della gloria. C’è perfino una cartolina, con tanto di firma stampata, realizzata nelle settimane successive su quella che era, e oggi non è più, la scalinata dell’oratorio. Questo, per il paese, è stato, è oggi e rimarrà il suo campione. Quello del sorriso azzurro, l’unica immagine che tutti vogliono portare nel cuore.

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