Sport / Como città
Mercoledì 15 Luglio 2015
Fiducia canottaggio per Rio
Si avvicinano i Mondiali di Aiguibelette, dove si qualificheranno le barche a Rio 2016: la situazione non è rosea ma i tecnici tranquillizzano
Con la terza ed ultima Coppa del Mondo a Lucerna, è al giro di boa nell’avvicinamento ai Mondiali di Aiguibelette, dove si qualificheranno le barche a Rio 2016. Impresa sicuramente non facile, soprattutto per il gruppo azzurro al quale la direzione tecnica federale sta lavorando, ma sentendo un po’ i pareri in giro non ha ancora le idee molto chiare. A parere dei tecnici della zona, comunque, il canottaggio comasco ha parecchie carte da giocare. Tutti hanno bene in mente che il limite invalicabile è il numero 11, ovvero tante sono le barche di ogni specialità che andranno a Rio. Al riguardo la sensazione è che ci sia in giro una buona dose di ottimismo, anche se nel caso delle donne, tra le nostre e le prime di ogni categoria delle straniere, il gap va dai 15” ai 20”. Tanto più che a Lucerna non c’erano i pezzi da 90 della Lituania e degli Stati Uniti. «Possiamo farcela – vede rosa Stefano Fraquelli della Lario, che ha bene sott’occhio Sara Bertolasi nel doppio con Laura Schiavone e Gaia Palma nel due senza con Alessandra Patelli – perché a Lucerna, pur se al limite, avrebbero potuto qualificare le rispettive barche». A Lucerna non c’era Sara Magnaghi, la più forte singolista italiana: tra lei, che pure ha solo 21 anni e altre ci sono 15” di distacco. «Il problema di Sara adesso è la spalla – attacca Alberto Tabacco, che l’ha vista crescere e seguita – o meglio la scapola, che le ha fatto rinunciare a Lucerna. Il mese scorso a Varese ce l’ha fatta ed ha dimostrato di essere competitiva». La barca più in odore di Olimpiadi attualmente è il doppio leggero di Pietro Ruta e Andrea Micheletti. «Pietro - spiega Stefano Gandola, allenatore della Menaggio - non mi sembra preoccupato per Rio. Si qualificano 11 barche e mi sembra che sotto il quarto posto non sono mai andati in doppio quindi se non succede nulla di grave non dovrebbe essere cosa impossibile».
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