Fusi due volte felice
«Per il gol e per il Como»

Vent’anni appena compiuti, ha segnato per la prima volta in serie D, dopo 17 reti con la Juniores. «In estate non ho avuto dubbi se rimanere»

L’anno scorso aveva segnato tanto, diciassette gol, sempre con la maglia del Como, nel campionato juniores. Normale che la rete mancasse tanto a Pietro Fusi, vent’anni appena compiuti, diploma di liceo scientifico e già qualche esame, «non andato proprio benissimo», alla facoltà di scienze motorie alla Cattolica di Milano.Ma lui fa il calciatore, il calciatore del Como. E non è una specifica secondaria, perchè nella famiglia di Pietro, che ora vive a Meda, «mio nonno Ferruccio e mio papà sono sempre stati tifosissimi del Como».

Ecco perchè è stato bellissimo quando il Como lo scelse ormai quattro anni fa, «giocavo nel Cabiate, mi vennero a vedere e a fine stagione mi presero per fare qualche torneo. E poi restai qui». Con gli Allievi, poi con la Primavera, e l’anno scorso un eccellente campionato con la Juniores. La meta naturale dunque era questa, segnare un gol con la maglia del Como in prima squadra. Una rete importante, perchè ha sbloccato contro il Borgosesia una partita non semplicissima, che ha dato anche a lui, come già successo ad altri giovani della rosa di Andreucci, la felicità di contribuire direttamente al successo.

«Sì, noi giovani qui stiamo proprio bene, siamo molto considerati, siamo seguiti e aiutati dai compagni più esperti e naturalmente dall’allenatore e dallo staff. Impariamo tanto, è una bellissima esperienza».

Che Pietro non ha avuto paura ad affrontare, a differenza di altri suoi compagni del settore giovanile che nelle incertezze della scorsa estate hanno fatto altre scelte. «No, per me è stato normale sin dall’inizio pensare di restare qui. L’ambiente per me conta, e come ho detto in casa mia ho sempre respirato il tifo per il Como. Davanti all’opportunità di giocare in prima squadra qui non ho avuto dubbi, indipendentemente dalla categoria».

E’ stato il Como, del resto, a trasformare Fusi in un attaccante. «All’inizio giocavo centrocampista, poi arrivato nel Como provarono a mettermi più avanti». E la scelta non è stata sbagliata, il bottino dello scorso anno con la juniores ne è una dimostrazione. «Anche se ancora ogni tanto mi viene chiesto di arretrare a centrocampo, ma come attaccante mi trovo certamente meglio».

E anche lui, come del resto molti suoi compagni, vive con serenità il turn over abbastanza frequente a cui Andreucci li ha abituati, soprattutto in attacco. «Lo considero anzi un vantaggio. Nel senso che davvero spesso gioca chi sta meglio e ha lavorato meglio, è l’allenamento della settimana che determina le scelte. Ed è un bene per tutti, uno stimolo in più soprattutto ora che siamo in tanti. Aiuta anche ad accettare la panchina con maggiore serenità, perchè comunque la possibilità di entrare in campo c’è sempre».

Inutile chiedersi quale sia il suo obiettivo stagionale, oltre ad altri gol. In una famiglia tifosa del Como da lui si aspettano solo il regalo del ritorno in C. E a proposito di famiglia, chiusura con dedica. «All’altro mio nonno, Umberto, che non c’è più. Questo gol è per lui, perchè fin da piccolo mi ha sempre seguito, a ogni allenamento, a ogni partita. Se sono qui è anche merito suo».

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