Galbiati: «Bronzo mondiale
e non ho finito»

Nuova perla per il comasco in una carriera lunga e ricca di soddisfazioni: «Ho lavorato solo per quello».

Nel suo ricco palmares mancava una medaglia mondiale. Mattia Galbiati ha colmato il vuoto, salendo sul terzo gradino del podio nell’iridato di sambo a Novi Sad.

Uno storico bronzo per l’Italia nella specialità che è un misto tra judo (con il quale l’inverighese ha iniziato l’attività) e lotta. «Dal mio primo mondiale nel 2013 a San Pietroburgo, ho sempre dichiarato che avrei ottenuto una medaglia - dice il comasco (34 anni) -. Nonostante quelle agli Europei, in Coppa Europa e del Mondo e nei tornei di categoria, anelavo all’iridato. Ora l’ho conquistata. E non ho ancora finito».

Il sogno si è avverato nell’anno più difficile con la pandemia a complicare la preparazione. «Ho prelevato l’equipaggiamento e i pesi dal Dojo del mio maestro di Judo Ermanno Quaranta ad Arosio, trasportandoli a casa mia - spiega Galbiati -. E ho sempre lavorato in vista di questo evento, con caparbietà. Mi sono allenato in giardino e in garage con Walter (Baccinelli, l’altro comasco in gara al mondiale, dove ha chiuso 7°, nda)».

Il cammino nel mondiale non è stato semplice e questo aumenta il valore del piazzamento. Dopo l’uscita nel secondo turno con il bielorusso Sayapin («ha vinto meritatamente, di misura perché è stato più forte dopo 5 minuti intensi», confessa il comasco), per conquistare il bronzo ha dovuto affrontare il mongolo Dovdon campione mondiale 2019.

«L’anno scorso ha letteralmente spazzato via ogni avversario al mondiale -spiega Galbiati -. Ha un palmares molto ricco anche nel judo. Nonostante ciò, ero sotto di una sanzione e ho trovato, con disciplina e fiducia, il punto vittorioso a 9 secondi dallo scadere del tempo. Ho piazzato un buon yokotomoe e provando a terra a piazzare la leva al braccio».

Il futuro? «Non ho idea, onestamente, visto la situazione attuale. So solo che sarò pronto». Tra judo, sambo e Mma per Galbiati c’è solo l’imbarazzo della scelta.

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